Mi rendo conto di essere sempre indietro nel documentare questa affascinante avventura di insegnamento che mi capita di vivere in questi anni. Recupero qui alcuni dei lavori proposti dai miei studenti, intorno alle attività di programmazione con Logo.
Colgo tuttavia l’occasione per chiarire che la creatività si libera non attraverso la mera “trasmissione di competenze” – certo che sì, anche, questa è la parte banale – ma grazie alla cura per un contesto di riferimento etico in grado di attivare l’intelligenza emotiva, senza la quale non v’è reale crescita né sviluppo di sapienza. Lo ha scritto perfettamente Martina Daraio nel suo elaborato:
“Mi ha colpito, soprattutto, la concezione etica sulla quale è costruito tutto il corso. È il motivo per cui fin da subito questo laboratorio mi è sembrato diverso dal solito. Non avevo mai visto un approccio alla cultura di questo genere, fondato sulla condivisione, l’aiuto reciproco, ben lontano da qualsiasi scopo puramente egoistico di lucro e affermazione personale da parte di chi lo ha creato. Magari è solo una prima impressione, ma mi è sembrata così diversa questa visione della conoscenza, così dannatamente straordinaria.“
È così che ogni tanto mi capitano elaborati densi e lunghi – il record è di 90 pagine (per tre CFU!) – con codici complessi – il record è di 1780 istruzioni (per i soliti 3 CFU!) – nei quali mi perdo, francamente felice. Scoprendo spesso cose che io stesso non avevo pensato si potessero fare…
Fra quelli che non voglio smarrire c’è quello di Elena Cantoni, ispirata dalla “Notte stellata” di van Gogh:

E poi “Notte stellata” rivisitata (indipendentemente l’anno successivo) da Diletta Socci alla maniera di Adam Lister:

E Marylin Monroe secondo Andy Warhol ricostruita da Clarissa Mazzoni così:

“mi è sembrata così diversa questa visione della conoscenza, così dannatamente straordinaria”… Sottoscrivo: è stata anche la mia esperienza, anche se ormai lontana! 😉