Ho aspettato qualche giorno perché non mi fidavo, ho imparato a non fidarmi alla cieca della tecnologia, ma a questo punto devo ammettere che anche in vetta al poggio su cui vivo è arrivata la rete.
È arrivata tramite un giovanottino che ti sale sul tetto, ti ci fissa una parabolina che è una losanghina di 30 cm, ti porta un filo dove vuoi tu e ci attacca una scatolina alimentata dalla quale parte un cavo ethernet che puoi infilzare nel computer oppure in uno switch per fare la rete locale. Un minuto forse meno di configurazione banale e via. Quattro Mbit/s.
E allora? Che c’è di strano direte voi. C’è che io sto in vetta a un poggio appunto, che sono quasi vent’anni che almanacco con modem d’ogni sorta e che la connettività m’è sembrata una cosa di molto importante sin dall’inizio.
Diciotto anni fa, per la precisione, intravidi la possibilità di raggiungere il resto del mondo da quassù. Gli amici mi deridevano perché sembrava loro una stranezza di poca utilità, uno dei soliti miei balocchi. Certo, un balocco lo era di sicuro, un balocco che però si è rivelato una cosa di molto concreta.
Erano anni bui quelli per me. Sortito da fisica nel 78 senza avere la minima idea di cosa fosse un computer (i fisici li usavano, eccome, per le loro ricerche ma agli studenti zero) dovetti imparare presto a programmare i minicomputer che si usavano negli anni Settanta e Ottanta. Erano grezzi e estremamente poco potenti rispetto a ciò che conosciamo oggi ma erano macchine serie, fatte per risolvere problemi e non per conquistare mercati. Da quella cultura tecnica è sortito Unix, che poi è piaciuto tanto a Linus Torvalds, per nostra fortuna.
Costavano però cari quei minicomputer. Negli anni Ottanta arrivarono i PC, innovazione tecnologica splendida ma destinati a diventare oggetti di largo consumo e quindi soggetti alle leggi del grande mercato. La famiglia di sistemi DOS-Windows ha prosperato in questo contesto e quindi sono diventati oggetti pensati per lusingare i mercati oltre che per risolvere problemi.
I PC costavano poco e i fondi di ricerca erano (anche ora) faticosi da trovare. Ecco quindi gli anni bui dove chi programmava doveva lottare con con le idiosincrasie dei sistemi Windows. Sistemi orribilmente farraginosi, manuali da incubo, venditori analfabeti. Giornate passate a risolvere problemi a mani nude senza sapere dover battere la testa.
Venni a sapere che c’erano dei luoghi in una cosa che si chiamava Internet dove ingegneri Microsoft davano una mano. Fu così che mi trovai ad aggeggiare in una stanzina a casa con un PC e un modem da 1200 bit/s che era il più avanzato che avevo trovato. Riuscii a raggiungere quel circolo di esperti che si davano consigli iscrivendomi a Compuserve, un servizio di rete a pagamento che era l’unico a consentire l’accesso ad Internet a coloro che fossero dotati di un modem.
Fui folgorato dalla risposta che infine ottenni da un ingegnere Microsoft. Era di sera molto tardi e uscii dal mio bugigattolo urlando “Mi ha risposto! Mi ha risposto!”. “Oh icche c’è! T’hai perso il capo con quel computer!” mi fecero a casa. Un uomo sconosciuto a 1000 Km di distanza mi aveva risposto ad un quesito estremamente specialistico per niente! Le informazioni erano passate sotto forma di bit che avresti quasi potuto seguire con gli occhi scendere giù lungo quel filo appeso ai pali nei boschi popolati di volpi e chinghiali e via e via sino a giungere chissà dove, magari in California magari in stanze asettiche piene di computeroni fantastici come quelli che si vedono al cinema! Un cosa incredibile …
Ne feci diverse di domande a quell’ingegnere, divenimmo amici. Anche questo fu sconvolgente. Provavo affetto per quello sconosciuto che mi aiutava a risolvere problemi. Lo sentivo come un amico anche se non sapevo nulla di lui. Una cosa meravigliosa … Qui c’è il germe delle forze che vediamo ora scatenarsi nei fenomeni sociali in Internet. Come non ricordarlo.
Ora i quattro milioni di bit al secondo che mi bombardano la parabolina sopra questo tetto vengono dal Pratomagno, forse da 20 o 30 Km, portati da radiazioni intorno ai 6 GHz, mi ha spiegato il giovanottino. A queste frequenze, le radiazioni fanno ombre nette e quindi in primavera mi devo ricordare di tagliare le fronde del mandorlo qui davanti sennò i 4 Mbit/s se li prende lui e non gli servono nemmeno per la sintesi clorofilliana. È il WiMAX, il Wireless per coprire aree ampie dell’ordine delle decine di chilometri. La ditta che offre questo servizio ha iniziato ad operare su questo territorio un anno fa ed ora ha collegato circa 150 utenti.
Tutto corre così veloce … ora vedo tutti i video YouTube che voglio, volo sui feed dei post degli studenti e via e via.
Speriamo di mettere a frutto tutta questa abbondanza. Cito a memoria Don Milani. Incontra un padre che aveva comprato una Cinquecento e che gli dice: “Vedi ora posso fare meglio il mio lavoro di predicatore perché raggiungo più gente”. “Mah …” fece Don Milani “l’importante è che tu non dica bischerate perché sennò tu sei diventato solo uno che dice bischerate a più popolo …”
PS: se ritrovo la citazione esatta o se qualcuno me la passa correggo …
Eh sì, è proprio una bella cosa … 🙂
Fantastica questa retrospettiva 🙂 Ci si conosce un po’ di più, post dopo post… E tutto grazie a questo flusso di bit!
E così è arrivata la rete anche al poggio…
Ottima notizia!
Ora che c’è tutta questa abbondanza, chissà cosa non ti verrà in mente…
…la saggezza di sfruttare le cose al meglio secondo me c’è tutta =)