
Irene chiede di Dropbox. Tutti i dati di social networking generati quotidianamente (sintetizzati nel sociogramma) da questa blogoclasse si trovano in dropbox. In pratica, ogni giorno viene generata una nuova cartella nella quale vengono copiati i dati cumulati fino al giorno precedente, insieme ai vari moduli software che utilizzo per aggiungere i dati generati nelle ultime ventiquattro ore, desunti dall’aggregatore di feed e da eventuali nuove iscrizioni.
Perché trovo vantaggioso mantenere tutti questi dati in Dropbox?
In primo luogo, Dropbox appare come una qualsiasi altra cartella del file system, quindi non c’è da aggiungere nessuna nuova procedura o strumento per manipolare le informazioni.
In secondo luogo, il sistema mi consente una grande flessibilità perché posso accedere ai dati indifferentemente da qualsiasi macchina. In questi due mesi ho portato avanti la routine della blogoclasse da due diversi desktop mac, due portatili con GNU/Linux (Debian), un piccolo netbook e un vecchio laptop di dieci anni fa. Ho lavorato a casa, nei locali dell’uni – qualcuno mi ha visto appoggiato ai tavoli degli studenti nel corridoio al Cubo – ma anche in vari bar, locali pubblici, biblioteche a Firenze, Figline, Viareggio, varie località della Svizzera. Ovunque ci sia un wireless libero, a volte con la mia penna usb.
In tutte queste diverse situazioni senza minimamente preoccuparmi di alcunché di specifico e dipendente dalla mia postazione di lavoro: ovunque mi trovi e con qualunque macchina io vedo sempre la stessa cartella e ci giro sopra sempre gli stessi programmi.
Quello che succede è che su tutte le macchine ho una copia completa e aggiornata dei dati e del software. Se per caso mi trovo offline posso continuare a lavorare lo stesso, appena sarò di nuovo online le informazioni verranno automaticamente aggiornati.
Per ulteriore scrupolo, a casa ho un disco esterno al quale accedo nella mia rete locale. Tutti i giorni, ad un’ora prestabilita, parte un backup automatico di un insieme di cose che mi interessano, fra cui anche tutto ciò che ho in Dropbox.
Un’altro impiego utile è costituito dalla cartella “Public” di Dropbox: ciò che si pone in questa cartella può essere raggiunto mediante un indirizzo internet. È così che voi trovate nel mio blog il link ad un file OPML dei feed sempre aggiornato; io mi limito a rinfrescare una copia del file OPML che si trova nella cartella Public, quando necessario.
Oggi ci sono tanti servizi di questo tipo che rientrano nella cosiddetta tecnologia di cloud computing: il computer che è là fuori, nella nuvola. I vantaggi sono evidenti ma, come al solito, non sono tutte rose e fiori. La preoccupazione più rilevante concerne la sicurezza e la riservatezza dei propri dati, che sono evidentemente gestiti da terze parti. È una questione importante ma secondo me non deve inibire l’esplorazione delle nuove possibilità. Ben vengano tuttavia le pressioni e le innovazioni sul controllo dei dati e sulla protezione della privacy.
Come al solito, si tratta di usare il cervello. Se tengo una serie di matrici di adiacenza, che sono le cose che esprimono numericamente i sociogrammi e che sono fatte di uno e di zeri, non c’è molto da proteggere, sono dati che sono utili solo per chi sa cosa significano. Se invece io metto in Dropbox un file che contiene i dati di accesso online al mio conto bancario, per quanto Dropbox garantisca la riservatezza delle informazioni, forse commetto un’imprudenza. Conviene poi tenere in Dropbox (o servizi similari) ciò che effettivamente serve. Per esempio, quando la blogoclasse sarà finita la toglierò da Dropbox.
Dimenticavo, è gratis fino a 2GB. Sipuò arrivare a 8GB, se si raccomanda il servizio ad altra gente. Poi si paga. Altre info le trovate in giro.
Grazie mille.