La pedagogia della lumaca


Ho ricevuto il consenso a “bucare” la ning-parete che avvolge La scuola Che Funziona. Era una risposta scontata, considerato lo spirito di Gianni Marconato e dei tanti membri che animano questo network, ma questo non significa che la domanda non debba esser posta. Molti scambiano il Cyberspazio per il luogo dell’arbitrio, ma questa potrebbe essere solo la pessima immagine della loro natura interiore, perché il cyberspazio sarà ciò che noi siamo, e ciò che ognuno di noi può fare sin da ora, è iniettare rispetto e correttezza in questo straordinario mondo, come facciamo nel mondo fisico.

Allora, come prima cosa oggi, copio pari pari il messaggio introduttivo al gruppo La Pedagogia della Lumaca,  così come postato da Gianfranco Zavalloni all’atto della creazione gruppo, non dimenticando tuttavia di citare anche il sito web La Pedagogia della Lumaca – Per una scuola lenta e non violenta.


Alcuni anni fa, con alcuni insegnanti, allievi della Scuola di Barbiana, dirigenti scolastici, operatori comunali, genitori…abbiamo lanciato un appello per un cambiamento dal basso della scuola. Credo sia ancora di estrema attualità. Lo rilancio qui, come occasione di confronto e di discussione. (Gianfranco Zavalloni)

“Chi ascolta dimentica,
chi vede ricorda,
chi fa impara”

Lettera alla scuola

Diciamolo. Uno dei nodi fondamentali da sciogliere della scuola italiana è la situazione che vivono i ragazzi che la frequentano dagli 11 ai 14 anni. E’ la stagione della loro maturazione. Germina il loro corpo. Si avverte la fame di relazioni interpersonali profonde e autentiche. L’amicizia diventa la questione capitale. Si scopre la sessualità. Si vivono i primi conflitti forti con i genitori.
Il gruppo dei pari diventa il vero punto di riferimento. In tale contesto, l’attuale scuola media italiana (o secondaria di 1° grado), anello logoro e tagliente, mostra tutta la sua inadeguatezza. I contenuti restano prioritari, diventando perfino la ragion d’essere di ogni “prova di verifica”.

Prima di conoscere i ragazzi, si prevedono batterie di “prove di ingresso”. Gli insegnanti spesso – loro malgrado – finiscono per ridurre la loro funzione a quella di informatori. È così che la logica dei contenuti si trasforma, facilmente, nella somministrazione di nozioni e di test di valutazione, specialmente ai ragazzi segnalati dalle certificazioni.

Quale logica? Mentre i ragazzi continuano a nuotare nel mare del non-senso, la centralità dei programmi fa capolino ad ogni proposta riformatrice. La scuola media appare fondata sulla frattura fra lezioni e vita reale. I ragazzi non comprendono quale sia l’incidenza – e, dunque, l’importanza – della formazione scolastica per il loro futuro!

La centralità del ragazzo necessita di percorsi rallentati e, soprattutto, di uno spazio ben più ampio da conferire all’ambito affettivo-relazionale. Non è un caso che il cosiddetto ‘bullismo’ cresca a vista d’occhio e faccia seguaci principalmente nella fascia d’età della prima adolescenza e vada a colpire i più deboli.

Non abbiamo dedicato un punto esclusivo per gli alunni disabili, i giovani stranieri, i portatori di culture e religioni diverse, perché, dal punto di vista dell’inclusività, auspichiamo che tali alunni siano considerati una risorsa e parte attiva del processo educativo, il quale non può essere delegato alla sola insegnante di sostegno.

I primi firmatari
Edoardo Martinelli (allievo della Scuola di Barbiana) Gianfranco Zavalloni (dirigente scolastico – Sogliano al Rubicone) Eugenio Scardaccione (dirigente scolastico – Bari) Mario Lodi (maestro – Drizzona) Renato Ciabatti (Comune di Prato) Antonio Avitabile (Comune di Prato) Vincenzo Altomare (insegnante – Cosenza) Mimma Visone (insegnante – Napoli) Adele Corradi (Scuola di Barbiana) Maria Miceli (dirigente scolastico – Lamezia Terme) Romolo Perrotta (Università Cosenza) Fiamma Bellandi (Comune Prato) Franco De Santo (insegnante – Cosenza) Lella Giornelli (Rivista Paesaggi Educativi – Cesenatico) Daniela Mammini (dirigente scolastico – Prato) Stefania Vannucchi (Centro territoriale Handicap – Prato) mons. Giovanni Catti (Università della Pace – Bologna) Aldo Bozzolini (allievo della Scuola di Barbiana) Nanni Banchi (Centro Documentazione sulla Scuola di Barbiana – Vicchio) Nevio Santini (allievo della Scuola di Barbiana) Paola Zilianti (Comune di Prato) Gianni Cerasoli (maestro elementare – Forlì), Massimo Nutini (Comune di Prato) Brunetto Salvarani (Direttore Rivista CEM Mondialità) Angela Dogliotti Marasso (docente del Centro Sereno Regis di Torino) Biagia Cobianchi (docente – Argenta di Ferrara) Lorena Montesi (docente di Urbino) Silvia Sera (docente Scuola media Gambettola) Linda Corradi (redazione del sito www.tecnologieducative.it) Marta Falcioni (Supervisore Università di Urbino) Chiara Michelini (dirigente scolastico Università di Urbino) Daniele Novara (Centro Psico Pedagogico per la Pace – Piacenza) Raffaello Saffioti (docente di filosofia -Palmi) Gianpaolo Petrucci (docente-Bari anche a nome del GEP/Gruppo Educhiamoci alla pace) Rosaria Ammaturo (docente -Bari) Anna Tomasicchio (docente-Bari) Daniele Novara (Direttore Centro Psicopedagogico per la Pace – Piacenza) Pasquale Iannamorelli (responsabile rivista QUALEVITA-Sulmona) Bruno Iannamorelli (docente – Sulmona) Anna Sarno (docente – Sulmona) Collegio Docenti Istituto Comprensivo “Gandhi” di Prato) Giancarlo Garoia (insegnante – Forlì) Paola Paolucci (insegnante – Gambettola), Rosanna Lotti – PRATO, Alessandro Cigni – SassariDaniela Boschetti – Flped, Orietta Ciammetti – Roma, Amedeo Olivieri insegnante di Cattolica ( Rn), Carlo Salvadori (Sovigliana-Vinci Fi) dottore in materie pedagogiche Fiped
Chiara Coro (Insegnante – Cologno Monzese), Cecilia Muscatella

IL MANIFESTO

CAMBIARE LA SCUOLA DAVVERO SI PUÒ

1. LA SCUOLA È IL LUOGO PER IMPARARE AD APPRENDERE, A PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A ESSERE RESPONSABILI.
Educare ad essere cittadini sovrani e non sudditi.

2. A SCUOLA, COME NELLA VITA, NON POSSIAMO DISGIUNGERE L’APPRENDERE DAL FARE. SI IMPARA CON IL CERVELLO, CON LE MANI, CON TUTTI I SENSI E CON IL CUORE.
In ogni scuola sono fondamentali i laboratori della manualità da svolgere anche all’aperto. Il laboratorio non è il luogo “extracurricolare” dove “si fa e si apprende altro dai saperi e dai programmi”.

3. LA SCUOLA È IL LUOGO IN CUI SI APPRENDE INSIEME, NON “DA SOLI”.
È importante “perdere tempo” perché una classe indistinta diventi un “gruppo-comunità”. Ci vogliono mesi per formare il gruppo, discutendo e raccordandosi sulle finalità, sulla necessità di regole condivise, sulle metodologie e le tecniche da utilizzare insieme.

4. PER CREARE BUONE RELAZIONI È FONDAMENTALE ESSERE UN PICCOLO GRUPPO. POCHE FIGURE DI DOCENTI DI RIFERIMENTO PER CLASSE, AIUTEREBBERO L’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA.
Le metodologie innovative possono essere praticate solo con un numero ridotto di ragazzi, dai 15 ai 20 per classe, e di insegnanti di riferimento. Se per diminuire il numero fosse necessario formare gruppi variegati di ragazzi o le cosiddette pluriclassi, lo si faccia perché è, oltretutto, una grande opportunità per sviluppare la cooperazione e il mutuo sostegno.

5. GLI INSEGNANTI NON SONO DEI TUTTOLOGI, MA DEVONO SAPERE “DOVE STA DI CASA LA CULTURA”.
I libri di testo non sono gli unici sussidi didattici, possono essere sostituiti dagli incontri diretti con la vita e le persone e poi da una buona biblioteca di classe, vocabolari, atlanti, giornale, stazione multimediale, accesso a internet, collegamento satellitare, supporti di memorie esterne, videoproiettore digitale e analogico, che complessivamente riducono di una buona percentuale le spese a carico delle famiglie.

6. I SAPERI NON SONO UN BAGAGLIO DA TRAVASARE, MA VANNO COSTRUITI INSIEME. LA CONOSCENZA NON VA DEPOSITATA O ETICHETTATA, MA VA RIELABORATA CRITICAMENTE PER DIVENTARE STRUMENTO DI FORMAZIONE E NON SOLO DI INFORMAZIONE.
I saperi minimi di base, quelli essenziali e utili alla vita, non possono essere spezzettati e inseriti in programmi rigidi definiti nei minimi dettagli. È importante lavorare sui nuclei fondamentali e sull’apprendere per schemi logici. La formazione è questione di coscientizzazione, di maturazione attraverso la riflessione critica e di elaborazione di mappe concettuali, dove le discipline si contaminano reciprocamente.

7. L’EDUCAZIONE, COME L’APPRENDIMENTO, È UN PROCESSO DINAMICO CHE PARTENDO DAL MOTIVO OCCASIONALE, OSSIA DALLA REALTÀ, CONDUCE ALLA CONOSCENZA.
Tale percorso, “l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio”, come definito da don Lorenzo Milani, va compiuto tenendo conto dei saperi, delle abilità e delle competenze indispensabili all’allievo della scuola di base per comprendere, ad esempio, l’articolo di fondo del giornale, come avrebbe “verificato” la Scuola di Barbiana.

8. LE ORE CHE SI TRASCORRONO A SCUOLA DEVONO AVERE CARATTERE UNITARIO.
A ben poco servono la rigida suddivisione delle discipline in unità didattiche o di apprendimento, a seconda delle riforme, nonché i ritmi di apprendimento scanditi da orari cronologici fissi. Ma… per chi suona la campanella?

9. SBAGLIANDO SI IMPARA. PER PROVA, PER ERRORE E PER GIOCO.
È così che la scuola, lungi dall’essere l’anticamera di una azienda, potrà diventare il luogo della lentezza, del “non assillo”, funzionale all’apprendimento creativo e al gioco. A scuola si va anche per divertirsi nel senso etimologico della parola, ossia “scantonare e fare cose sempre diverse”.

10. SI CAPISCE BENE COS’È UNA SCUOLA QUANDO LA VIVIAMO COME SE FOSSE IL LUOGO DOVE SI ENTRA COMPETITIVI, AGGRESSIVI, RAZZISTI E, DOPO AVER LAVORATO E STUDIATO INSIEME PER BISOGNI COMUNI, SI ESCE RISPETTOSI DEGLI ALTRI, AMICI, TOLLERANTI.
La scuola è un concentrato di esperienze, una “grande avventura” che può essere vissuta come se fosse: un viaggio, un libro da scrivere insieme, uno spettacolo teatrale, un orto da coltivare, un sogno da colorare….

Cesena 08 dicembre 2006

 

8 pensieri riguardo “La pedagogia della lumaca”

  1. “Poichè non basta avere un buon ingegno: ciò che più importa è di applicarlo bene. Le anime più grandi sono capaci dei maggiori vizi come delle maggiori virtù; e quelli che seguono sempre la via dritta, anche se camminano più lentamente, possono andare molto più innanzi di coloro che, correndo, se ne allontanano.” questo niente meno che da: Discorso sul metodo, di Cartesio. 🙂

  2. Impressive… A ricordare che la meta a cui tende ogni processo formativo altro non è che una condizione di autentico benessere. Poi, mi guardo intorno, osservo la nostra scuola e… 😦

  3. Mi viene in mente un termine: “resilienza”.
    In psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. Persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.

    Si può concepire la resilienza come una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto con l’esperienza, i vissuti e, soprattutto, con il modificarsi dei meccanismi mentali che la sottendono. Lumache unitevi!

  4. il 10% della popolazione prende a prestito libri in biblioteca, saremo anche noi il 10% che stima queste proposte, propositi, progetti, questi pro-futuro? sono stanca… non solo perchè è tardi, ma perchè ci vogliono sempre troppe energie per tenere desta l’attenzione nostra e di quanti escono dal gregge.

  5. La lettura, senz’altro apprezzata, ha attivato:
    a) l’associazione con un libro: Le vestali della classe media. Ricerca sociologica sugli insegnanti, http://goo.gl/9kYE5 e
    b) la comporsa di un quesito sugli insegnanti: permane la forte resistenza di un considerevole numero di insegnanti alle innovazioni?

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