Ok, qualcosa su Piratepad – #ltis13

Locandina del connectivist Massive Open Online Course: Laboratorio di Tecnologie Internet per la Scuola - #LTIS13

Insomma, Piratepad io l’avevo solo menzionato, in fondo al post Una domanda, un compito e un’esplorazione, ma chissà come mai molti si sono messi in testa che usare Piratepad fosse un compito!

Pensavo di introdurlo fra aprile e maggio, come uno spazio con tavoli e sedie, attrezzati con carta e colori, dove si possono organizzare riunioni o coordinare insieme un lavoro

Ma la pressione della vostra curiosità è un valore, quindi anticipo qualcosa, cucendo risposte che ho dato alla spicciolata.

Piratepad non va certo confuso con strumenti di word processing. Sono due cose diverse. Si tratta di uno strumento usato primariamente da comunità di hacker e gruppi di attivisti (Pirati appunto) perché l’hanno trovato congegnale allo sviluppo dei loro progetti, in forme collaborative leggere, dinamiche, online, e se lo sono forgiato così perchè fa comodo loro cosi. E fa comodo in tutti i casi analoghi, come per esempio quello del gruppo #linf12, l’ultimo laboratorio informatico frequentato dalle vostre colleghe di cui molte sono anche qui, in #ltis13. Oppure il caso menzionato da Claude:

…c’è un gruppo di insegnanti francesi di lingue antiche che lo usano a mo’ di wiki per i lavori di classe: vedi il loro Tutoriel : Traduction collaborative avec Piratepad, éditeur de texte collaboratif en ligne

Non va assolutamente bene per tenerci documenti, non c’è nessuna garanzia di persistenza, anche se fino ad ora non ho mai perso niente, quando mi è capitato di usarlo. Ma sarebbe sciocco pretenderlo. Quando si usa va sempre esportato il contenuto – ma questo è vero anche con tutto il cloud. Non c’è nemmeno nessuna garanzia che qualcuno vi ciacci indebitamente: godetevi l’assenza di account ma siate consapevoli di essere all’aperto; basta salvare localmente e eventualmente ripristinare una versione precedente nella timeline.

Se aprite un documento in PiratePad, prendete nota (copia-incollate) del suo indirizzo URL, è con questo che poi lo ritroverete là fuori. Potete anche crearlo “imponendo” un URL che vi piace, tipo http://pirate.pad/ e poi aggiungendo quello che volete, pippo, ilmiopad, ilpadpiuganzodelmondo ecc. Non vi affezionate troppo ai colori, riaccedendo da macchine diverse possono cambiare, servono lì per lì.

Non può nemmeno essere paragonato ai wiki, strumenti adatti alla collaborazione di comunità che possono essere assai vaste, strutturabili come veri e propri siti articolati in gerarchie di pagine e ammennicoli vari. Come questo per esempio, che ho usato molto in passato – ora ci lascio qualche dispensa che talvolta suggerisco a qualche studente.

Va benissimo invece per buttarci dentro delle note su cui lavorare in piccoli gruppi. Costa veramente zero: né $ né  identità. Disponibilità ubiquitaria, puro strumento di rete: chiaro che soffre le connessioni ballerine e i sovraccarichi di rete. Da non usare con iPad – tablet fantastico ma un po’ troppo chiuso: le grandi aziende perdono facilmente la testa e vogliono imporre i loro standard tentando di decretare la morte di altri: Apple, Microsoft, Google, Facebook… Noi qui ci esercitiamo a popolare gli interstizi, più saremo e più questi si gonfieranno. Ci piace più la libertà della comodità.

Lo incontreremo successivamente, ma per chi ci vuole già giocare ecco due tutorial che avevo fatto per #linf12…


86 pensieri riguardo “Ok, qualcosa su Piratepad – #ltis13”

  1. ciao a tutti
    ho molto apprezzato questo post e volevo segnalare a tutto il gruppo anche la risorsa framapad.org un altro pad a disposizione per lavori collaborativi.
    Personalmente ho cercato di promuovere l’uso di questo strumento in lavori di gruppo all’interno delle commissioni del mio istituto. E’ stato apprezzato da tutti i miei colleghi!

  2. @Antonella T. #68 La chiave è integrare gli strumenti in funzione degli scopi. PiratePad e MindMeister condividono il fatto di essere strumenti collaborativi. Tecnicamente, differiscono in quanto con il primo si lavora sul testo, con il secondo su mappe mentali. Da un punto di vista più generale, differiscono in quanto il primo è offerto da un’organizzazione politico-culturale vocata alla libertà d’espressione, il secondo è il prodotto di un’azienda high-tech.

  3. Bello questo strumento: facile da capire, pratico e snello da utilizzare, fa intravvedere tante possibilità d’utilizzo, didattiche e non.

    Nell’ambito del lavoro collaborativo uno strumento utile per esempio nella progettazione, anche se non si tratta di un editor di testo, ma di mappe, potrebbe essere MindMeister, che offre la possibilità di lavorare in gruppi pressoché illimitati. Ne sono venuta a conoscenza in un atelier eTwinning sul mindmapping e ci ho lavorato per un po’. Abbozzando un confronto non sulle potenzialità (credo tutto sommato simili nonostante la diversità del prodotto che si ottiene) ma sulla praticità dei due strumenti collaborativi, andando un po’ a memoria perché è da tempo che non lavoro con MindMeister, Piratepad mi sembra strutturato in modo migliore per la maggiore semplicità d’utilizzo e per la presenza della chat che credo sia preziosa nel lavoro sincrono. Inoltre quest’ultimo è apprezzabile per la gratuità, che oggigiorno non guasta, dato che MindMeister offre una proposta basic con tre mappe gratuite per provarlo, poi ci sono vari tipi di abbonamento da acquistare.

    Ho visitato anche il Tutoriel: traduction collaborative avec Piratepad citato da Claude e riportato qua sopra dal Prof: oltre ad essermi piaciuto mi è stato anche utile. Grazie.

  4. Provo anch’io ad immergermi nelle acque di Piratepad…
    cercherò di proporlo ai mie alunni, veri pesci digitali, per la realizzazione di una scrittura di ‘comunità marina’.

  5. Il fascino di questo strumento mi sembra proprio accresciuto dalla sua precarietà: costringe a esportare, a tenere anche un propria traccia del lavoro, cosa che normalmente non si fa con altri sistemi di condivisione. Penso ai miei ragazzi, a quanto per loro ogni gesto possa essere prezioso per ritrovare il valore dello scrivere e del comunicare non solo oralmente il proprio pensiero, andando a rifinirlo e a dargli un ordine per conservarlo e tornarci sopra dopo un po’ di tempo, senza rimuovere, senza abbandonare.

  6. ho provato Piratepad e anche il padlet suggerito da Giovanna, non conoscevo nessuno dei due.
    sono strumenti proprio carini ed utili (se non si pretende più di quel che possono fare).

  7. Trovo molto utile PiratePad; penso che lo utilizzerò con i miei alunni ma lo diffonderò anche tra i colleghi, almeno quelli alla ricerca di strumenti nuovi. Condivido con il Prof Andreas l’idea di scoprire le potenzialità di questo e di molti altri strumenti man mano che vengono usati.
    Rita

  8. Tanti commenti, Pirate Pad stimola riflessioni al di là del suo uso!
    A proposito mi sono piaciuti i tutorial anche quello in francese.

  9. @Andreas #56 Grazie per la spiegazione!

    Allora in un certo senso, è a causa di questa parolina “Noindex” che da quattro anni, un trattato dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale che facilitasse la condivisione transfrontaliera di opere sotto copyright formattate per le persone con disabilità visuali o altre disabilità di lettura viene intralciato dai “paesi del gruppo B” (paesi ricchi) dell’OMPI, sotto influenza della lobby degli editori ed altri “produttori di contenuti” (1). L’argomento: “Fottiamo i ciechi perché Google ci sta “rubando” citazioni dei nostri contenuti” (2) può sembrare di una logica un po’ opaca, però sembra funzionare con i governi di quei paesi.

    (1) Sull iter di quel trattato vedi le info radunate da Knowledge Ecology International in Right to Read for Persons with Reading Disabilities e USA, Canada and the EU attempt to kill treaty to protect blind people’s access to written material di Cory Doctorow (BoingBoing, 29 Maggio 2009) e Who’s Against Blind People Reading? Nobody! di Jim Fruchterman (Huffington Post, 27 agosto 2012)

    (2) Traduzione riassunta della spiegazione datami informalmente nei corridoi dell’OMPI durante una delle discussioni sul trattato, da una signora francese che rappresentava editori di giornali europei, dopo che le avevo chiesto come mai si era così impuntata contro quella proposta di trattato.

  10. @Claude #54 🙂 i valori “positivi” (INDEX, FOLLOW) sono i default, come succede per tutte le variabili dicotomiche, per le quali il valore di default sta di qua o di là. Impossibile non avvantaggiare una parte. Se uno non vuole farsi indicizzare la pagina e non vuole farsi seguire i link dentro allora lo deve dire. La cosa va a vantaggio dei motori di ricerca.

  11. Dopo aver letto e provato ho deciso di farlo vedere ai ragazzi di una prima superiore. Adesso durante le interrogazioni, regolarmente a turno, scriveranno le domande delle varie materie. A casa ognuno metterà le risposte che sa e tutti gli altri potranno aggiungere e correggere.
    Insomma, da cosa nasce cosa 🙂

  12. Lo scambio su “nascosto da Google” tra @giovanna #24 e @Isalù #26 mi ha fatto guardare le sorgenti di pad piratepad e padlet.

    Per quelli piratepad, ho notato che nella “head” c’è sempre:

    meta name=”ROBOTS” content=”NOINDEX, NOFOLLOW”

    Mentre in uno dei pad della galleria padlet – http://padlet.com/wall/vjuctipuqp – la sorgente ha:

    meta content=’index, follow’ name=’robots’

    Se ho capito bene la spiegazione in Using the robots metatag (Google Webmaster Central Blog, 5 marzo 2007) questo significa che “noindex” nei pad piratepad vieta ai robot dei motori di ricerca di indicizzarli, mentre “index” nel padlet che ho guardato ordina loro di farlo?
    Ma perché metterlo se i robot indicizzano automaticamente a meno che glielo si vieti?
    Sarà proprio perché se l’utente padlet ha la possibilità di vietarlo o di autorizzarlo, allora ci vuole comunque il metatag robots, il cui contenuto cambia tra “index” e “noindex” a seconda della scelta dell’utente?

    Scusate la domanda tecnica, però questa cosa dei robots ha avuto un ruolo importante in grossi processi intentati a Google dagli editori di giornali alcuni anni fa: loro sostenevano che Google News e Google Images rubavano i loro contenuti nelle brevi citazioni e nelle immagini miniature dei risultati e vi si arricchiva (tramite gli annunci pubblicitari accanto ai risultati delle ricerche), mentre Google controbatteva che se non gli andava, bastava che mettessero “noindex” nella sorgente (solo che gli editori non volevano la citazione, però volevano l’indicizzazione… ).

    È per questo che vorrei capire meglio questa faccenda dei metatag robots: insomma si ricollega al tema della googlocrazia discusso nei commenti ai post precedenti, no?

  13. salve Prof. mi affascina la sua filosofia perchè se l’ho ben capita è la stessa che ho sempre sposato nella mia vita. Vado al sodo: io penso che il modo migliore per conoscere una città ad esempio può essere quello di perdersi per le sue strade. Si rischia di vedere cose FANTASTICHE e fare esperienze uniche che nessuna agenzia turistica può proporre.Grazie Prof., al momento con tutta la mia inesperienza mi sento un pò come un bimbo che per la prima volta è entrato n el più grande parco divertimenti del mondo

  14. @Emanuela B. Grazie del consiglio! Avrei voluto provare stasera….mami sono persa a leggere i commenti prima e a rimanere incollata a Chocolat poi….
    Ma lo farò prima di andare a dormire!

  15. Visto PiratePad che non conoscevo e Grazie Prof per la metafora della foresta 🙂
    Vorrei però spezzare una lancia a favore dei servizi con account. Utilizzo Google Drive con i mei alunni ed è già un bel problema “governarli” così per le attività didattiche. PiratePad è piacevolmente più libero…… ma temo più difficile da accettare per i colleghi meno esperti. In genere coloro ai quali l’ho proposto sono rassicurati dal fatto di poter ritrovare tutti i loro documenti una volta fatto l’accesso e che possano mantenerli privati per default.

  16. mi sono ricavata un tempo tutto mio per studiare questo nuovo “marchingegno”, certo sono d’accordo con @Andreas sul fatto che è meglio capire in generale a cosa serve questo accrocchio, e infatti @M.Antonella #6 lo ha sperimentato con successo con i suoi alunni. io con @C’era l’H #7 usiamo di solito Drive, ultimamente lo condividiamo con lo scopo di annotare man mano i dubbi e le soluzioni agli stessi in merito ad un articolatissimo bando regionale per dei finanziamenti per la formazione. Lo trovo agevole anche perchè con lei condivido diverse apps di google, come calendar così pur lavorando a distanza (non ci pensiamo nemmeno a ritrovarci alla stessa scrivania, siano asincrone cause forze maggiori e comunque distanti). La funzionalità di PiratePad non sta nell’insieme dei tastini tutti ordinati e definiti ad uno scopo che propone, ma il fatto che “è in rete”. Io mi sono trovata ad istruire una minuziosissima segretaria che mi tempestava di mail per avere opportune delucidazioni su fatti lavorativi, anche con lei abbiamo imparato a condividere “gli appunti” in rete, a disposizione dell’intero team. Ovviamente comprendo le perplessità di @pierluigi #38 perchè è lo scopo ad essere condiviso, PiratePad, o accrocchio simile, ne è solo il mezzo 😉 direi che la collaborazione è essenziale per costruire assieme (qualsiasi cosa siano solo appunti su “cosa hai capito tu”, piuttosto che una storia) altrimenti diventa un portabile bloc notes. Anche in questo caso ne apprezzo comunque la portabilità, un documento è comunque più pratico averlo depositato in rete piuttosto che nel pc di casa o sulle oramai pienissime “chiavette”

  17. @federica sargolini come è scritto nel post, ho descritto PiratePad perché ha sollecitato la curiosità di molti, ma NON l’ho proposto in niente di concreto. Giocateci. Ma, poi, vuoi vedere che ha qualcuno inizia a servire…? Insomma giocateci, se vi va…per ora…

  18. ho visto i tutorial, ma credo di essermi persa una parte basilare: c’è già un piratepad del per-corso? Voglio dire: ho capito i comandi eccetera, ma non mi è chiaro come posso accedere all’url relativo a iamarf, dove trovare commenti di tutti (o quasi) voi. Esiste già oppure per ora ci giochiamo così, in solitaria?

  19. @giovanna #24 e @luisella #36 Anch’io ho lasciato un segno sul muro di Giovanna ed è pure possibile formattare il testo. Mi piacerebbe sperimentarlo con i miei alunni di quinta!

  20. Dimenticavo: ieri, per esempio, ho aperto piratepad… ho cominciato a scrivere riflessioni, sensazioni, di tutto… ma con un piccolo dilemma: con chi condividere? Con i miei colleghi che difficilmente leggono anche soltanto la posta d’istituto se non a scuola tra una lezione e l’altra? con voi, internauti frequentatori dei blog, ma a quale scopo? di esercizio tecnico o che altro? visto che i contenuti, in linea di massima, sono elucubrazioni tra me e me, quasi timorose di proporsi all’esterno per la duplice paura che si tratti davvero di elucubrazioni insensate o – che è peggio – che qualcuna possa indurre altri a interloquire con me, mettendomi in ambascia perché dovrei ricavare da una vita già senza tempo per me ulteriore tempo per replicare… Scusatemi, quindi, se al momento mi astraggo dal contesto per restarne (curioso) osservatore….

  21. Obiettivo del blog/corso: Insegnare Apprendere Mutare… forse tutto questo è in atto anche dentro di me, in modo inconsapevole, ma di certo – di fronte alla strabordante quantità di input che provengono dal prof e dai commenti – in me si incrementa in ogni istante il senso di incompiutezza che mi impedisce di proferire parole diverse da quelle che siglano la diagnosi del mio malessere, ovvero la sindrome da inseguimento (quelli che hanno paura di perdersi qualcosa??)… E così mi limito a bearmi della condivisione con il prof (e questo, per mia fortuna già da qualche anno…) del podcast di radio3… E tuttavia, nonostante la lezione RSSo, il mio podcast tende a farmi archiviare milioni dio ore di trasmissione in hard disc sempre più capienti, nel delirio, un giorno, di poter avere con me tutto quello che una vita sola non basta per ascoltare… Io ho bisogno di avere il file a disposizione, poterlo manipolare, modificare, tagliare e incollare, ricomporre, proporre all’interno delle lezioni che VORREI poter fare e che invece, fagocitato dal tempo e dalla mancanza di strumenti che mi facilitino a tal punto il progetto da farlo procedere alla velocità del pensiero, restano il più delle volte infiniti sentieri interrotti. N.B. Saltando qua e là tra le varie puntate del nostro blog, non sono mai certo che il mio commento sia pertinente alla puntata in cui scrivo… Dramma della divergenza…

  22. Credo che la differenza tra i luoghi in cui non c’è da creare nessun account, tipo piratepad, e quelli in cui si deve creare un account risieda nel fatto che se non crei un account, non lasci nessun dato personale, mentre se crei un account, dai comunque qualche informazione su di te (come minimo un’indirizzo email, e probabilmente anche qualcosa in più, non per nulla in alcuni siti le pubblicità che ti compaiono sembrano quasi personalizzate…)

  23. @giovanna, padlet lo conoscevo come wallwisher. Ora ha cambiato nome, ma con il mio vecchio account sono riuscita a trovare il tuo muro e ci ho anche appiccicato un post-it. Ma ho visto che prima di me c’era stato un altro visitatore 😉 Uno simile è stixy, l’ho usato l’anno scorso per raccogliere vari documenti e link che volevo proporre ai miei studenti in laboratorio, in modo che avessero tutto su un unico “muro”, ma sicuramente ha molti altri possibili usi, e ci si può sicuramente lavorare in modo collaborativo. Credo però che in stixy per poterci lavorare in modo collaborativo si debba invitare la persona con cui vogliamo lavorare. Eccolo, quello che avevo preparato appiccicandoci qualche webquest creata dai ragazzi, qualche foto ecc. http://www.stixy.com/guest/190876

  24. Mi piace parecchio il fatto che costantemente il prof inviti alla pazienza, cercando di frenare la smania che abbiamo di sapere “tutto e subito”…cogliere intanto l’essenziale non
    mi pare cosa da poco, anzi spesso la frenesia di arrivare subito al traguardo ci fa perdere di vista ciò che ha maggior valore nel percorso che intraprendiamo.
    Non conoscevo la possibilità di una scrittura collettiva che mi potesse permettere di sconfinare dall’angusto perimetro del mio pc: il che mi desta grande curiosità e mi ci
    affaccio con interesse passo dopo passo…

  25. @ElisabettaF #30 Se conosci, come sembra, Drive, la risposta è nel post che hai appena letto. Se proprio vuoi una sintesi estrema: sono ambedue sistemi di scrittura collaborativa che stanno nel cloud, Drive richiede che tu faccia un account e PiratePad no. Drive in realtà è anche molto altro – fogli di lavoro, presentazioni, grafica, storage nel cloud… – e PiratePad è molto più specifico; nella maniera descritta nel post, appunto.

  26. Domanda da non competente: ma Piratepad è un qualcosa di paragonabile all’attuale Google Drive, che prima era Google Doc?

  27. Proverò Piratepad come elemento di conoscenza
    Ho un problema relativo al Feed che posto qui
    Chi conosce un’App da usare su iPhone o iPad che notifichi e nn costringa ad aprire un link?
    Altrimenti devo continuare ad usare ilo sito web di RSSO o Bloglines
    Denghiu

  28. per giovanna
    nascosto da google credo si intenda che Google non lo indicizzi nel suo motore di ricerca, cioè non è possibile risalire ad esso attraverso una ricerca in google: rimane privato, se non dai il link nessuno ti trova.
    Bello padlet… ho provato a scriverci da ipad, ma si incasina, ora proverò da questo computer che mi fa disperare meno.
    Anche per me sarebbe importante provare a condividere e pasticciare con qualche abitante del villaggio… perché in questo momento mi manca la materia umana tecnologicamente disposta 🙂
    … e buttarmi subito con i ragazzi (scuole medie inferiori) non mi sembra semplice…

  29. salve,
    piratepad è carino e mi trovo pienamente d’accordo con Andreas che il bello non sta nelle “molteplici funzionalità” ma in ciò che ti suggerisce una applicazione. E nel fatto che soddisfi una tua specifica esigenza. Per esempio io credo che lo userò perché ho l’esigenza di far collaborare alcune persone in coppie per scrivere le definizioni di un glossario. Per una cosa così piccola come delle definizioni utilizzare un’applicazione complessa che offre la possibilità di strutturare pag e capitoli non serve. E’ ridondante. E imparare ad usarla svia dallo scopo di ciò che voglio che facciano: scrivere delle definizioni fatte bene e sintetiche. 500 caratteri al massimo.

    Invece spippolando ho trovato questo http://padlet.com . Mi sembra bellino e, con la stessa filosofia di piratepad, permette di fare cose un po’ diverse anche se con molta semplicità. In pratica ti apre un “muro” (wall) dove puoi scrivere dei post, appendere foto, link ecc. Una modalità molto più “visiva” che verbale…..
    Anche questo si può usare senza fare l’account, ma lo si può anche fare (@andreas mi dici perbene che differenza c’è tra usare o no l’account?). e poi ci si può sbizzarrire. Il tuo muro può essere pubblico, privato, con password, su invito e anche “nascosto da goolge” (@ andreas, che significa?)
    Per ritrovare il tuo muro è come su piratepad: o ti annoti il nome (indirizzo che gli danno) ho, meglio, te lo inventi tu. Io ho fatto un muro che ho chiamato provagiovi e mi piacerebbe capire se qualcuno di voi lo vede e se ci potete scrivere liberamente sopra.
    Esplorare e condividere… qualcuno poi si incuriosisce ed esplora insieme a te, e magari ti spiega quello che non hai capito…
    Sto entrando nella filosofia di questo caos..forse…. e comincio a pensare che aggiungendo caos si può fare anche ordine alla fine….

  30. io ho un po’ pasticciato in Piratepad iniziando lì il mio diario.
    Poi, non essendo sicura di poter ritrovare quanto da me scritto, ho copiato e incollato su un foglio openoffice.
    Quindi, uno strumento per condividere….approfondirò in seguito, grazie

  31. Non conosco Piratepad e non ho ancora provato a pasticciare, ma sarà il ” Mare” il mio fil rouge … Capitano, mare, navigare o ora i pirati… E in fondo a tutto un tesoro. 🙂

  32. mi sto esercitando con piratepad.
    se mi scrivo da qualche parte l’url, ho capito che riesco a ritrovare la mia pagina (nel frattempo sto salvando come testo sul mio pc)
    Ma come si fa a “fissare” un proprio indirizzo per non doverlo scrivere sempre?
    Grazie!

  33. Sono entrata dopo un paio di giorni nel mio Piratepad http://piratepad.net/pMyU4lBi23 e ho scoperto di aver ricevuto qualche visita, peraltro molto gradita 🙂 Bene, abbiamo appurato che chiunque abbia l’url può scriverci, anche senza invito, però nel guardare le revisioni non compare il nome di chi ha inserito l’intervento, come ho visto nel Piratepad di Andreas, tramite il tutorial. Come mai? Inoltre, “nessuno” mi ha avvertita degli interventi. Se lavoro in modalità collaborativa con altri, sono “costretta” a guardare ogni tanto per verificare se ci sono modifiche/integrazioni?

  34. Non vorrei essere una voce fuori dal coro ma non “amo” particolarmente Pirate….. lo uso e per i lavori di gruppo a distanza va bene ma non so forse il layout o il fatto che a volte si blocca e i link creati non si aprono ma non mi convince molto. Però tra i sw opern source e da non scaricare sul Pc va benissimo 🙂

  35. Io ho provato a vederlo per pura curiosità ma intendo usarlo quando ci darai le indicazioni opportune, Comunque GRAZIE Andreas per questa meravigliosa opportunità qualunque sarà l’esito finale!!! 🙂

  36. Grazie ad Andreas e a tutti. Mi sto aggiornando grazie a voi su questi ottimi strumenti di condivisione. Proprio quello che cercavo come approfondimento personale e professionale. I due tutorial video: una ciliegina sulla torta.

  37. Non avevo mai usato PiratePad poi il nome e i vari commenti mi hanno incuriosito e lo sto utilizzando per tenere traccia di questo percorso. Semplice per veloci annotazioni, molto utile per scritture collaborative. Ieri ho capito cosa intendesse Claude quando diceva che PiratePad “aveva il singhiozzo”. Dopo vari tentativi su diversi PC, sono riuscita a scriverci solo a tarda sera e, non avendo ancora letto il post di Andreas, proprio con l’iPad! Oggi ho corretto gli errori che credo dipendano più dalla mia vista che dal sistema.
    @C’era l’H ad un bivacco intorno al fuoco non si può rinunciare, batti un colpo quando sei pronta…

  38. Ora è più chiaro . Ho aperto piratepad e , come al solito, ho scuriosato tutte le funzioni. Quando ho chiuso però ho perso tutto.;(

  39. Effettivamente per lavorare in collaborazione su un testo è uno strumento molto utile: leggero, aperto e veloce. Ci abbiamo steso a più mani la versione definitiva della diffida al ministero di Profumo contro l’utilizzo di domande tutte centrate su specifici software (e su MS Office in particolare) per le prove di accesso al “concorsone”. Si lavorava tra rappresentanti di alcune decine di associazioni e scambiare file sarebbe stata opera improba!
    La diffida (http://wiki.wikimedia.it/wiki/Petizioni_e_campagne_di_supporto/Lettera_al_Ministro_Francesco_Profumo/Lettera) non è servita a nulla se non ad imparare ad usare Piratepad! 😉

  40. Piratepad, dopo averlo conosciuto durante un precedente corso del prof. Andreas,
    l’ho usato con i miei alunni per un progetto di cittadinanza attiva…
    E’ di facile approccio e dà la possibilità di lavorare in contemporanea a più mani e…
    con tanti colori! 🙂

  41. Eh sì Roberta (#2) noi stiamo usando Piratepad a man bassa, è ottimo come foglio per scrivere, a matita, a più mani; non è il mio foglio, ma il NOSTRO foglio.
    @ Prof: riecco gli interstizi! Non li ho più abbandonati 🙂

  42. Veramente bellino questo piratepad, ho usato spesso wiki e google drive, ma questo strumento mi sembra molto libero (niente account) e efficace per la scrittura collaborativa…
    Bella la metafora del bosco nel videotutorial 🙂
    Corro a pasticciarci un po’

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