Ascolto #ltis13

Locandina del connectivist Massive Open Online Course: Laboratorio di Tecnologie Internet per la Scuola - #LTIS13

Vero è che le complicazioni logistiche che avevo previsto in questa settimana mi impicciano non poco, costringendomi a poco più di orecchio peloso e manutentore al minimo livello di questo sbuffante marchingegno – pare un miracolo ma va, anche da solo.

Emergono tuttavia benefici e qualche insegnamento, per il sottoscritto. Pensavo ad una doppia successione di post, intercalate fra loro: quella principale, più rada, dove si introduce il nuovo, e quella secondaria pensata in parte per approfondire le ultime novità ma anche per essere facoltativa, adatta quindi ad intrattenere i più veloci e dare tempo agli altri. Non funziona. I post di intrattenimento vengono scambiati per obbligatori e amplificano lo stress; cioè funzionano alla rovescia!

Invece il silenzio si è rivelato un ingrediente essenziale, che ottiene esattamente l’effetto sperato con i post secondari: i titubanti trovano il tempo per ambientarsi e compiere i primi passi; gli ardimentosi nel frattempo si organizzano, si aggregano, prendono iniziative. Va bene così quindi. All’inizio della prossima settimana introduciammo un nuovo argomento.

Oggi ho riaggiornato i file OPML: qui le novità.

34 pensieri riguardo “Ascolto #ltis13”

  1. A volte ritornano 🙂 Sono stata latitante. Latitante è la parola che in questi giorni ho usato più spesso nei diversi spazi abitativi on line nei quali mi sono infilata…è dura ma ce la farò. Ho messo troppa carne al fuoco e queste vacanze (ponte del primo maggio) mi sono servite per ricaricarmi. Vado a fare un giro nel villaggio. Leggere dai feed va bene, ma è come messaggiare. Talvolta c’è bisogno di un contatto reale (voce al telefono, giretto in piazza, visita da amici…). Vado 🙂

  2. Concordo con tutte/i: la “digestione” è fondamentale, le pause di riflessione pure, mi ricorda (in meglio) il programma “No child left behind” un programma di sostegno e recupero applicato nella scuola pubblica statunitense (primo mandato Bush, se non ricordo male) con la differenza che in una classe tradizionale questo significherebbe rallentare tutto il gruppo mentre in modalità MOOC le autonomie non vengono per nulla sacrificate, anzi, diciamolo chiaro, anche chi informaticamente parlando partiva avvantaggiato/a può scoprire cose nuove che fanno comunque piacere/competenza

  3. @Antonella T. #23 Ci sto pensando. Una sorta di cMOOC residenziale, magari ciclico, tipo due cicli l’anno. Una cosa che sia ricerca in azione, dove l’insegnamento insegue la domanda. Infatti, a questo tipo di metodo siamo arrivati con un percorso piuttosto lungo, guidato dall’inseguimento della domanda: di cosa ha veramente bisogno questa categoria di persone? Io credo che l’accademia non possa più limitarsi sempre e solo a calare “programmi” dall’alto. Certamente questo va bene per i corsi base delle varie discipline, ma non per tutto quello che oggi si pretende di insegnare: impostare l’insegnamento dell’informatica di base, che viene nei primi anni di tutte le discipline, come se si trattasse di analisi I o storia romana, è una cosa priva di senso, per la varietà delle possibili tipologie di studenti, per la sperequazione delle loro competenze d’ingresso, per la mutevolezza della materia, per la mutevolezza del contesto.

  4. In questi giorni di pausa, mi sono un po’ riposata ed ho curiosato un po’ di blog in blog… Tanti gli spunti di discussione, le affinità, le proposte interessanti… Ho lasciato qualche commento, qualche “mi piace”, ma il villaggio è grande, ha bisogno di tempo e di cura …

  5. E’ vero, Prof: le pause sono, secondo me, uno degli elementi di pregio di questo laboratorio, perché permettono a tutti di trovare una propria dimensione all’interno del villaggio, lasciano il tempo per riflettere e per assaporare quello che si incontra, si esplora, si sperimenta.
    Lasciano anche il tempo per cercare di immaginare come potremmo utilizzare gli strumenti di cui veniamo a conoscenza, qualcuno più fortunato, per vari motivi, può anche cominciare a “sperimentare sul campo”, facendo esperienze ed offrendo spunti pratici e di riflessione agli altri.

    Se è vero che non siamo in gara, che non siamo qui per mostrare chi è più bravo ma, oltre che per conoscere e imparare cose nuove, per renderci conto di quanto sia importante il contatto, la condivisione, lo scambio di idee, opinioni, esperienze in un percorso di apprendimento, è giusto che questi “spazi bianchi” ci siano. “Spazi bianchi” che non rimangono tali: quanti spunti interessanti, quante discussioni aperte, quanto rispetto per le opinioni, anche quelle magari non condivise, quanto garbo nel porsi (per me un valore aggiunto)!

    Sarebbe molto bello, continuando con questo clima e questo spirito comune, mantenere in vita il villaggio anche oltre i tempi del laboratorio, quando, una volta “digerito” quanto appreso, anche da parte dei più lenti e dei più incerti, ognuno avrà trovato una sua strada precisa, perseguendo uno scopo concreto (c’è già chi lo sta facendo, in verità, ma non tutti). Sono convinta che, con i tempi giusti, tutti gli abitanti del villaggio abbiano qualcosa di interessante da dire, da raccontare, da condividere, …magari non subito, più in là (il vino buono va decantato).
    Chissà quante belle ed interessanti discussioni, quanti progetti più o meno roboanti ma altrettanto utili da costruire insieme! Qui sì che saremmo concretamente “in rete” al di là della definizione (grazie Francesco Valotto per “Dei criteri per dirlo”) .

    E se, per dirla con l’articolo di Gianni Marconato ( grazie a lucapiergiovanni per avercelo segnalato nel suo commento su Audiopost: dal caos al villaggio operoso ) “L’insegnante da solo non migliora il proprio insegnamento”, chissà se un villaggio popolato da tanti insegnanti con lo stesso spirito, pur con conoscenze ed esperienze diverse, potrebbe cominciare a farlo?

    E’ un “volo pindarico”?

    PS: Magari, Prof, gli approfondimenti che voleva offrirci durante le pause potrebbe “lanciarceli” dopo…. 😉

  6. Chi la dura la vince:questo è stato il commento che Flavia ha fatto al mio lavoro di questo week-end….A proposito di ascolto… dopo una infinita serie di prove, di ascolti di tutorial anche in inglese (che io non conosco…) e una serie fallimenti nell’uso di Podomatic, dovuti alla mia inconsistente conoscenza dell’inglese…finalmente tutto da sola ho creato 5 episodi per l’ascolto delle lezioni di storia per la mia classe terza di scuola primaria…perciò stasera posso uscire a cena soddisfatta…aspettando Pisa….

  7. Scusa, ritorno adesso a seguirvi, devo aprire il blog in noblogs, ma non accetta la mia mail: perchè?
    Nel frattempo questo “non fare” per me solo apparente si è “riempito” di molte cose.
    un caro saluto a tutti:) marianto

  8. Una pausa per riflettere, un momento per riprendersi, per recuperare. Semplice importare file OPML nell’aggregatore RRSOwl, più difficoltoso, ma riuscito, su Bloglines.
    Grazie Andreas! Grazie a tutti i viandanti!

  9. in un rifugio sulle Dolomiti del Brenta compare la scritta “riposare non è non lavorare ma fare qualcosa di diverso”.
    il riposo si questi giorni mi ha permesso di sollevare lo sguardo e portermi cos’ vedere tra qualche mese alle prese con le nuove o vecchie classi ma con qualche strumento in più da usare, qualche ora in più di lavoro per creare un piccolo villaggio con i miei nuovi allievi,
    Ho fatto anche qualche esperimento sul blog, annusando l’aria che si respira in giro.
    Anche le pulizie di primavera non sono mancate, ho sistemato blogline e rssowl.
    pitatedpad e wall a iosa con amici e parenti.
    Mi sono riposato. Sono pronto a continuare

  10. Tra post principali e post di approfondimento mi sto impadronendo delle funzioni del blog lavorando in parallelo sulla forma e sul contenuto. Penso che sia importante lavorare anche all’aspetto del blog e al miglioramento delle sue prestazioni: se è vero che “il medium è il messaggio” devo capire meglio tutte le potenzialità di un blog per poterlo utilizzare nel modo più appropriato.
    Ci voleva questa pausa! 🙂

  11. In questi giorni di “pausa di ascolto” mi sono dedicata ad esplorare le possibilità più che altro grafiche e di impaginazione offerte dal blog e dai blog, seguendo il progetto di aprirne prima o poi uno di classe, ossia con i ragazzi della futura III media, ipotesi che avevo già ventilato all’inizio dell’anno mossi dall’entusiasmo per il blog di Malal Yousufzai Credo che si sia in parecchi ad avere questa idea e probabilmente sarebbe fruttuoso in futuro mettere in comunicazione le classi; per ora mi sento ancora troppo inesperta e insicura, ma chissà…. Per me è ancora prematuro parlare di comunità e purtroppo non ho avuto abbastanza tempo per continuare a scrivere sul mio blog. Insomma, continuo a sperimentare dalla periferia e colgo l’occasione per ringraziare chi direttamente o indirettamente mi ha offerto spunti e suggerimenti.

  12. Negli altri post, ho trovato un elogio del silenzio che condivido, soprattutto perché funzionale – questo è stato vero per me, ma non solo…- per irrobustire la propria autonomia, quando ancora si va a tentoni e si ha bisogno della “mamma” che ti prende per mano per consentirti un’andatura più stabile. Ancora mi sento malferma sulle mie due gambe, ma questi giorni di rallentamento nei ritmi da passo sostenuto, mi sono stati utili per sguinzagliare le mie curiosità…ho un po’ pasticciato per il mio blog, che pian pianino prende una forma che sempre più può essere veicolo per parlare di me agli altri e, soprattutto, ho perlustrato, con rispetto e desiderio di imparare, gli altri blog – ancora me ne mancano tanti vista la vastità del villaggio…-. E si è attivato quello che diceva M.Antonella, cioè si è messa in moto la comunicazione tra noi “discenti”, c’è stato un conoscerci attraverso i contenuti espressi e questo per chi è completamente nuovo – come me- a questo linguaggio, è stato parecchio significativo. Nel senso che mi ha permesso di percepire tutta la sensibilità, la passione, la profondità delle persone con cui ho intessuto rapporti, che per quanto virtuali, si danno appunto tra persone, e l’umanità non può essere offuscata da una macchina. Non posso dire, a differenza di M.Antonella, di essermi sentita comunità, che è una “parolona” densa di significati e processi costitutivi, di sicuro posso dire di aver avviato relazioni di senso, da approfondire e che, per quanto iniziali, mi hanno già arricchito anche solo per aver scoperto con immenso piacere quanti siamo a credere e a prodigarci per una scuola che non ha dimenticato la centralità del/la bambino/a (o ragazzo/a…), nonostante tutto.

  13. E’ vero, Andreas, la tua breve assenza è stata proficua:
    ha provocato un brulichio, un formicolio di iniziative, di contatti, di input, di oftopic…
    una specie di laboriosa ricreazione generale che ha fatto sì che ci si conoscesse tra di noi,
    scambiandoci idee, informazioni, battute, link a blog, backtrack, bricabrac… 😉
    Chi aveva già una casa ha invitato gli altri per un aperitivo o per un tè coi pasticcini,
    e s’è parlato un po’ di tutto, ma soprattutto di scuola, come puoi facilmente immaginare…
    Fino a qualche giorno fa ognuno di noi parlava quasi esclusivamente con il docente, con te.
    Senza di te abbiamo incominciato timidamente a parlare tra di noi, scoprendo affinità elettive,
    diversità costruttive, difficoltà e problemi insormontabili da soli, facilmente risolvibili con l’aiuto degli altri.
    Ci siamo sentiti insomma una piccola, grande comunità! 🙂
    M.Antonella

  14. Si dice “Il Silenzio è d’oro”, per chi riesce ad ascoltarlo e per chi riesce a mantenerlo!
    All’inizio, Prof, non aver trovato niente di nuovo di suo mi è suonato strano…Poi ho capito .
    Serve un pò di silenzio per rendersi conto del rumore nel quale siamo sempre immersi, per poterli apprezzare entrambi nella giusta maniera.

  15. E questo pensiero espresso dal Prof che ho pensato per un solo attimo che avesse carpito il mio pensiero di questo giorno. Il silenzio è straordinariamente salutare e induce ognuno ad agire anche a costo di sbagliare 1000 volte, ma capire alla fine che l’errore che porta al successo sia davvero salutare e … indimenticabile!

  16. si, questa mi sembra una giusta cadenza, il silenzio e l’assenza di compiti incalzanti sono quello che ci vuole per ambientarsi, scrutare i blog degli altri e fare conoscenza. E non è cosa da poco. Io non sono neppure ad un terzo dei blog. Ma così dal caos comincia a germogliare qualche idea interessante nelle mia mente…..questo è quello che ci vuole.

  17. Finalmente sono riuscito a trovare molti messaggi; non riesco a leggerli tutti: Gita in Francia Maison de Isieux e Museo della Resistenza nel Vercors, Vassieux, Poi ieri il 25 Aprile. , per cui poco tempo ma piano piano ci riuscirò.
    Ciao
    Costantino

  18. Incredibile… ho ritrovato i miei 2 blog….
    Pensavo di non aver capito nulla e invece provando e riprovando… ciò che ho fatto andava bene! Capatosta quale sono … mi avvilisco di tanto in tanto ma ..NON MOLLO…. come l’araba fenice…

  19. prof questa settimana ho proprio fatto l’orecchio peloso, mi sono limitata a leggere i commenti e a spulciare ancora tra i vari blog. La IUL mi sta prosciugando 🙂
    Ho comunque concluso che dovrò farmi un account in wordpress poichè blogger limita parecchio i miei movimenti: è come avere un attico ma non puoi soggiornare sulle terrazze, un vero peccato! Ne riparleremo a Pisa.

  20. è vero, Prof. : in questi giorni l’ansia mi è passata (anche perchè ho deciso che quello che non riuscirò a imparare subito lo riprenderò con calma quest’estate…) e ho avuto la possibilità di girare tra i blog degli altri, ho letto cose interessantissime e sulle quali sto riflettendo, anche se ho scritto poco.
    (“…Signora, …non è stupida sua figlia….ha bisogno dei suoi tempi…”)

  21. “….. i titubanti trovano il tempo per ambientarsi e compiere i primi passi; gli ardimentosi nel frattempo si organizzano, si aggregano, prendono iniziative…….”
    ma i nuovi arrivati, i ritardatari avranno per un pò di respiro!!!!

  22. Cavoli: è la prima volta che mi sento definire “ardimentoso”! Suona un po’ da retorica coloniale (tipo “Fascisti su Marte”: presente? 😉 ), ma fa comunque un certo effetto sentirsi appellare così!!!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: