Quella che rimandavo di continuo perché mi pareva un tormento, si è poi rivelata un’operazione interessante — ci volevano giusto le vacanze di Natale — ma piuttosto complicata.
Questo blog dura da 15 anni. Ha assunto aspetti diversi come vari e diversi sono i ruoli che ci ho giocato. Sì bello, all’apparenza, ma oltre 1000 post (con >13000 commenti) spalmati su 3 lustri sono un problema. Un tipico problema di big data: una ricchezza ma anche una discarica, in assenza di chiavi di accesso.
È faticoso andare a ritroso, anche psicologicamente, perché spesso non ti piaci più, oppure, mutato il contesto hai cambiato idea. Già da qualche tempo ero tornato a una veste minimalista, dopo qualche sconsiderata sperimentazione grafica, ma questo dà solo una parvenza di ordine: come infilare tutte le cianfrusaglie direttamente nell’armadio e chiudere — ah che ordine!
Poi ho scelto un tema (gratuito) che consentisse di portare in alto il widget per la ricerca. Già un grande progresso. Poi quello con i link e i riassunti degli ultimi tre post. Poi l’archivio dei post suddivisi per mese, che non so se lascerò perché mi pare molto meno utile.
Per questo mi sono ora concentrato sulla tag cloud ma quella che era venuta fuori al primo colpo era inguardabile, piena di acronimi, hashtag e voci inessenziali. Mi sono ritrovato a fare un lavoro certosino per attagliare la memoria della macchina alla mia. Il risultato doveva contenere gli argomenti che mi preme condividere in questa fase del mio lavoro e non voci che per il lettore odierno possono essere prive di significato. Per fare un esempio i feed RSS non interessano più nessuno, sfortunatamente.
Nel fare questo lavoro non posso dimenticare l’amica Claude Almansi, che mi ha sempre esortato, anche in questo blog, a tenere conto dell’accessibilità. Con le modifiche su accennate credo di essere andato in questa direzione, almeno un po’.
In ultimo, devo osservare che un blog gestito (ad esempio) così rappresenta per chi lo cura un valore inestimabile rispetto alla partecipazione a qualsiasi social. Nel più breve dei modi: i social ti procurano qualche relazione in più, se percorsi decentemente, ma costringendoti in un eterno presente non ti lasciano nient’altro, quando va bene. Un blog vissuto come questo rappresenta invece un precipitato utile e vivo di un pezzo della propria memoria. Una parte di te. Tutta un’altra cosa.