
Dopo avere letto il testo per l’assignment 3, Giacomo scrive del pessimismo che sembra affliggere più di prima i giovani. Intravede questa tendenza anche nei post dei suoi compagni di corso, in particolare cita quello di Coccabì, quando si chiede se l’Italia sia Nando?
È vero, aleggia un sentimento pessimista fra di voi e ti dirò, Giacomo, che questo tema è ricorrente. Lo si vede anche da alcuni commenti che ho messo in appendice allo scritto, ormai un paio d’anni fa. Commenti che esprimono difficoltà a leggere le cose in positivo.
Io penso tuttavia che questo sentimento sia gonfiato dalla pressione della mainstream information – stampa, TV – che non parla di chi conta per davvero, e cioè delle persone, le persone che poi formano il popolo di un paese. Ne parlano in termini economici, o in termini sociologici, quasi sempre identificando i singoli con le medie. Poi sennò parlano di chi appare, in vetta a effimere ondate, per poi essere tritato dalla mostruosa macchina mediatico-economica. O di chi appare sulla scena politica della quale la miglior cosa che si possa fare è tacere.
Questo non è un gran momento per il nostro paese, sarebbe ipocrita negarlo, ma l’Italia non è Nando. L’Italia siete voi, che vi preoccupate e vi interrogate. L’Italia è fatta di giovani come Elisa che narra storie delle sue notti di guardia, come questa.
Voi siete il futuro.
Anche io spero che i giovani rialzino la testa e si sveglino ribellandosi perché abbiamo bisogno di un pensiero nuovo che la ribellione può contribuire a far nascere, ma che ha bisogno di forti e vigorose radici culturali.
Il web può concorrere a mettere in comune i pensieri, a patto che non diventi vetrina (ma i giovani sono esenti da tentazioni vetrinesche, hanno interessi diversi e assai meno reverenziali verso il mezzo delle persone più adulte).
Il web, che come giustamente nota Eleonora, può essere paragonato a una macchina (ovviamente molto speciale) ha bisogno di ottime teste, altrimenti diventa gioco. La rete smaschera e mette in circolo le idee (the Piper e Ciambello. A volte la rete si muove in modo tentacolare-collettivo; occorre che un processo di questo tipo sia virtuoso e ben gestito.
Invece che a un controllo di ciò che si produce su web, penso piuttosto ad un’auto-promozione delle riflessioni messe in comune, al confronto, a… come dire, sommare intelligenze a intelligenze.
Concordo quando dite che non ci si può attendere aiuto dagli adulti.
Questo mi fa tornare a una vecchia riflessione: da quando la relazione tra generazioni ha smesso di esser dialettica per diventare amicale si è interrotta la sua forza generativa.
Nel confronto forte, nella contrapposizione tra generazione si produceva la scintilla delle due pietre che si scontrano.
Attualmente i ruoli sono confusi, e spesso i ragazzi si fanno carico della depressione dei genitori. Un errore.
Se accade è vitale far presto e scrollarseli dalla schiena. Occorrono autonomia di vita e pensiero che gli strumenti culturali, messi in comune e a confronto, possono offrire. Gli strumenti e le conoscenze economiche, filosofiche, scientifiche sono la base insieme al supporto delle forti emozioni.
Insomma è come accade per il mondo vegetale: si possono carpire dagli alberi adulti getti e radici (le conoscenze e le esperienze) ma poi vanno messi in un terreno nuovo e ben lavorato per far nascere piante vigorose.
E sarà meraviglioso far nascere il nuovo: non importa se e quanto si fa fatica.
@Ciambello @The Piper
Bravi!!!
Essendo giovane e vivendo tra i giovani si sente aleggiare il pessimismo e il malcontento, giustificato da quanto vediamo intorno a noi e da quello che il mondo dice di noi, italiani e giovani. Però, sono davvero convinta del fatto che noi giovani abbiamo tutte le risorse necessarie per cambiare le cose, per pensare e realizzare un futuro diverso. Altrimenti non avrebbe senso fare niente, compreso impegnarsi per diventare medici. Spero davvero che un giorno, magari anche grazie a questa macchina potentissima che è il web, noi giovani saremo in grado di rialzare la testa e svegliarci. Ormai non ha più senso lamentarsi degli adulti e aspettare che facciano qualcosa per cambiare, tocca a noi, adulti di domani e forse già di oggi, fare qualcosa di concreto perchè le cose cambino!
@blacktinkerbell: Almeno la rete l’ha smascherata (che tristezza).
Usiamo internet, facciamo passare idee, magari qualcuno (anche per osmosi) verrà risvegliato!
In alcuni momenti, però, lo sconforto va per la maggiore. Soprattutto, quando si leggono cose come questa: http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/28/news/finta_aquilana-14169510/
Siamo noi, pochi rispetto a la stragrande maggioranza, ma abbiamo il web! Uniamoci! Se 1000 uomini del Rinascimento hanno cambiato l’Europa, ce la possiamo fare anche noi!
Mi sento lusingata (e molto imbarazzata) adesso, grazie!