Daily: nel cyberspazio si crea abbondanza

Sociogramma 18 aprile 2011. I nodi rossi sono studenti di medicina, i nodi blu cyberstudenti, il nodo celeste è il docente. Una linea che congiunge due nodi significa che almeno uno dei due ha fatto almeno un commento ad un post dell’altro.
Sociogramma 18 aprile 2011. I nodi rossi sono studenti di medicina, i nodi blu cyberstudenti, il nodo celeste è il docente. Una linea che congiunge due nodi significa che almeno uno dei due ha fatto almeno un commento ad un post dell’altro.

Fra le non poche cose che non devo dimenticare di citare c’è la scoperta fatta da Marta girellando per il cyberspazio: il calcolo distribuito.

Il calcolo distribuito è uno degli esempi clamorosi di come il cyberspazio produca abbondanza.

Alla base del funzionamento di qualsiasi computer c’è un meccanismo molto semplice: appena viene acceso entra in un ciclo che si interrompe solo quando viene spento. Ad ogni ciclo esegue sempre la stessa sequenza di operazioni: legge un’istruzione nella memoria (RAM), la decodifica, va a leggere eventuali operandi, esegue l’operazione. Quindi il vostro computer lavora sempre ma questo non significa che lavori per voi. In realtà, nella grande maggioranza dei casi, ciò che chiediamo di fare ad un computer impegna una piccola parte dei suoi cicli di memoria, anche se poi paghiamo tutta la corrente che ha consumato. In tutto il mondo una grande quantità di petrolio (e uranio) va sprecata per fare girare una miriade di computer a vuoto.

D’altro canto, la società ha oggi una terribile fame di supercalcolo. Non basta mai. L’esempio forse più banale è quello delle previsioni metereologiche, che hanno bisogno di potenze di calcolo spropositate. Ma ci sono innumerevoli problemi tecnologici e progetti scientifici che esistono e prosperano solo grazie all’esistenza del supercalcolo. Sì va da progetti di matematica teorica alla risoluzione di problemi logistici, passando dalla ricerca su nuove molecole in campo farmaceutico, alla configurazione (folding) spaziale delle proteine e via e via …

Negli anni ’90 mi è capitato di utilizzare un supercomputer del Cineca per un progetto di ricostruzione di immagini mediche – mi faceva effetto manovrare questo mostro dal mio piccolo pc a casa, in cima ad una collina …  fantascientifica tecnologia accessibile da luoghi sperduti. La suggestione che oggi esprimo con l’idea di cyberspazio è nata in quegli anni.

I supercomputer sono macchine costosissime e per poterne acquistare il tempo di calcolo occorrono robusti finanziamenti. Inoltre non ce ne sono tanti e quindi vi è molta competitività per accaparrarsene l’uso. Insomma, è una risorsa di cui vi è grande scarsità.

Nel 1999 un gruppo di scienziati dell’Università di California lanciò il primo progetto di calcolo distribuito per la ricerca nei segnali radio provenienti dallo spazio di regolarità ascrivibili a forme di intelligenza, il progetto seti@home (Search for Extra-Terrestrial Intelligence at home). L’idea era di distribuire in internet un salvaschermo che in realtà si connetteva con i computer del loro laboratorio di ricerca, scaricando un po’ di calcoli da fare, eseguendoli e restituendoli. Tutto questo rigorosamente con i cicli di memoria inutilizzati.

E’ stata un’idea che ha avuto un successo strepitoso. Per certe tipologie di problemi il calcolo distribuito ha superato in potenza i maggiori supercomputer del mondo, a costi praticamente nulli, come cita Marta. Oggi sono attivi un gran numero di progetti che utilizzano questo principio. Così tanti da giustificare la nascita di un servizio Web che consente di gestirne diversi, BOINC appunto.

Più recentemente è comparso un altro tipo di cooperazione distribuita che non utilizza i cicli di memoria del computer bensì i cervelli delle persone! Anche di questi ve ne sono ormai molti ma forse il più noto è Zooniverse, che ne comprende a sua volta diversi. Uno di questi, Galaxy Zoo (quello a cui partecipo io, va da se che li provo tutti questa cosi 🙂  ) richiede che i partecipanti aiutino a classificare le innumerevoli immagini di galassie registrate dal telescopio Hubble. La classificazione consiste in riconoscere semplici caratteristiche: la galassia è a spirale o no, se è a spirale quante braccia ha, se è a globi quanti globi ha ecc. Sono cose che, dopo un brevissimo addestramento, qualsiasi essere umano fa con facilità ma che invece sono molto difficili da fare con un software di elaborazioni di immagini; questo grazie alla mirabile capacità dell nostra mente di riconoscere forme nelle immagini. L’idea alla base di questi progetti è di utilizzare la cooperazione di un gran numero di cittadini volontari per progetti scientifici importanti. Anche questa un’idea che ha avuto un successo formidabile. In uno di questi studi, su un campione di 250000 galassie,  in 14 mesi la gente ha fornito 60 milioni di classificazioni.  Con la collaborazione di tanti cittadini entusiasti – oltre 400000 attualmente – il progetto Zooniverse ha già prodotto diversi paper importanti.

E’ nata così la figura del citizen scientist e un’organizzazione, la Citizen Science Alliance, che organizza e gestisce progetti di questo tipo.

Oggi sentivo la radio – quindici minuti al giorno sono l’unica concessione che faccio alla mainstream information, ma spesso bastano a mettermi di malumore, al di là della quotidiana dose di frustrazione per le terribili notizie che giungono da tante parti del mondo e … mah, lasciamo perdere le nostre …

Un giornalista ne intervistava un altro che spiegava come il ruolo giocato dai social network nei movimenti giovanili africani e medio orientali fosse del tutto inaspettato  e sostanzialmente incomprensibile. Io trovo invece che questi fenomeni siano perfettamente comprensibili, alla luce di tanti altri che si sono potuti osservare in questi ultimi dieci anni. I due esempi che abbiamo visto prima sono solo la punta di un iceberg.

Attenzione: comprensibili, non prevedibili. Questa è una distinzione fondamentale che spiega l’incapacità di valutazione di tanti esperti. La rete è un substrato fisico sul quale, oltre una certa massa critica, l’abbondanza di risorse, di ogni tipo, genera il nuovo.  Il cyberspazio, fatto di questo nuovo, è un luogo nel quale vale sempre la capacità di costruire ma vale anche la capacità di seminare  e raccogliere. Seminare nei modi più diversi, per esempio immagini di galassie, oppure collegamenti cellulari a twitter. I grandi numeri fanno strani scherzi …

5 pensieri riguardo “Daily: nel cyberspazio si crea abbondanza”

  1. Ennesima entusiasmante scoperta!!Non sapevo che esistessero progetti di tale portata!! E´bellissimo poter migliorare il mondo con il proprio piccolo contributo…mi fa sentire parte di una comunità in continua evoluzione…un´immenso edificio in costruzione in cui anche io sto ponendo il mio piccolo ma importante mattone!!:)

  2. Non riesco ad immaginare un mondo ipercomplesso come il nostro senza Internet, ma quello vero, intendiamoci. Non Facebook o Youtube e nient’altro. Internet permette a chiunque lo usi correttamente di essere cittadino di questo mondo sempre più complesso: non a caso ci stiamo muovendo verso i 7 miliardi di persone che abitano la Terra, sono numeri grossi questi! Voglio accogliere a braccia apertissime questo nuovo mondo di collaborazione: dobbiamo ridiventare esseri realmente sociali, che collaborano e costruiscono insieme il futuro!

  3. Che bello che è “Zooniverse” professore! Mi sono registrata e ho classificato un po’ di galassie! Grazie per il link, non pensavo proprio che esistessero siti del genere!!! Una bella scoperta!

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