Open Educational Resources, ma non solo contenuti

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Parlando di risorse per lo studio la mente va subito ai “contenuti”. Questo succede anche per le Open Educational Resources. Vorrei approfittare di questa circostanza per allargare il concetto. Supponiamo che io abbia bisogno di una spiegazione di qualcosa che a lezione non ho capito, una cosa qualsiasi, per esempio il concetto di derivata di una funzione matematica. Bene, esiste Internet e esistono le OER. Vado quindi a cercare e trovo dieci spiegazioni diverse. Ne leggo alcune ma mi lasciano perplesso, poi, a un tratto ne trovo una con la quale inizio a “vedere”, cioè inizia a succedere qualcosa nella mia mente.

È evidente che mi affeziono subito a quella spiegazione ed è probabile che la segnali agli amici. Forse anche a loro piacerà, ma non posso essere completamente sicuro di questo. Può essere benissimo che un mio amico che abbia la stessa necessità di capire il concetto di derivata riesca invece a “vederla” meglio con un’altra spiegazione. Ecco dov’è fuorviante il concetto di contenuto.


Parlare di contenuto dà l’illusione di qualcosa che vada bene per tutti, come l’acqua in un bicchiere che disseterà tutti, ma mentre io posso bere l’acqua contenuta nel bicchiere senza bermi quest’ultimo io non posso bere la derivata senza buttar giù anche la spiegazione! Derivata e spiegazione sono unite in un intreccio che può esser sciolto solo nella propria mente e questo non è banale. Parimenti, nessun concetto può essere disgiunto dalla sua presentazione, quale essa sia, verbale, grafica, filmica o altro.

Per conoscere la derivata in maniera da poterla utilizzare occorre un processo di negoziazione mediante il quale una forma mentale, che dovrà alfine rappresentare la derivata, viene progressivamente riaggiustata in base agli stimoli esterni, che possono essere costituiti da spiegazioni, conversazioni, immagini, ricordi, esercizi o altro.

Quando le corrispondenze fra la derivata che si è formata nella mente e gli stimoli esterni superano una certa soglia, allora si può iniziare a ritenere di averla appresa. In realtà il processo non ha mai termine, e in qualsiasi momento, anche dopo lungo tempo o in mutate circostanze, un concetto apparentemente consolidato è passibile di essere riaggiustato, arricchito, illuminato da una prospettiva inusitata, collegato con altri nuovi concetti, inaspettatamente collegato con concetti che fino a quel momento erano parsi del tutto sconnessi da esso.

Per inciso, in questa luce il lifelong learning non è affatto la prossima novità determinata dal progresso tecnologico, ma è semplicemente l’atteggiamento naturale di un uomo vivo e curioso, l’atteggiamento di tutti coloro che in passato hanno arricchito significativamente il mondo con la loro visione e la loro opera, siano essi grandi autori conosciuti universalmente, oppure artigiani di ogni epoca e sorta, un fabbricatore di vasi dell’antica Grecia, un programmatore di GNU/Linux…

Se l’idea di contenuto avesse realmente senso, dovrebbe bastare un’unica descrizione della derivata, così come un pezzo di software destinato ad un certo scopo può essere utilizzato immediatamente da tutti per quello scopo. Invece non esiste una descrizione della derivata, come di qualsiasi altra cosa, che vada bene per tutti.

Qualcuno potrà obiettare che proprio nel caso dei concetti che hanno un fondamento matematico preciso, la descrizione universale c’è ed è appunto la descrizione che si avvale del linguaggio matematico. Io ritengo che questa obiezione abbia valore limitato perché è vero che il linguaggio matematico è universale – è proprio questa una delle sue prerogative fondamentali – ma è un linguaggio estremamente denso che può essere compreso solo dopo avere acquisito un sostanziale corpo di conoscenza tacita, che è proprio quella che la scuola non dà; e nel caso della matematica la maggior parte degli studenti non la acquisirà mai, spesso anche malgrado la “maturità” scientifica.

Quindi, il fatto di utilizzare una definizione matematicamente rigorosa della derivata – per inciso il limite del rapporto incrementale, come molti di voi ricorderanno – il più delle volte non aiuta affatto a “vedere” in una luce abbastanza chiara questo importante concetto. Invece, una spiegazione che faccia riferimento a prospettive diverse, condotta con molta attenzione alle esperienze pregresse delle persone, può fare la differenza.

Così, ognuno fabbrica la propria idea di derivata, che è in parte uguale ma certamente anche diversa da tutte le derivate fabbricate dagli altri, come eguali ma anche tutte diverse sono le foglie di un albero. E “la derivata”, cioè, il contenuto “derivata”, non esiste o, se vogliamo, la sua migliore approssimazione è costituita dall’insieme delle derivate fabbricate dalle menti di tutti gli altri e che sono fra di loro connesse in una miriade di modi, dimodoché la derivata di ognuno se ne sta dinamicamente sospesa fra tante altre di tutte nutrendosi e le altre a sua volta nutrendo.

Così possiamo dire, a maggior ragione, per l’intero mondo che ciascuno di noi va fabbricando nel corso di tutta la sua vita, ancor più fittamente connesso con i mondi da tanti altri fabbricati, nel presente e nel passato.

Torniamo ora alle OER. Immaginavamo dunque di aver trovato dieci spiegazioni diverse della derivata. Dieci è un numero tanto per dire, se ci proviamo per davvero, magari ne troviamo anche di più. A maggior ragione si pone il problema: come mi posso orientare fra queste spiegazioni? Saranno tutte buone? Ce ne sarà qualcuna sbagliata? Come faccio a fidarmi?

Ebbene, io credo che queste siano domande mal poste. Non ci vuole molto per trovare un criterio di orientamento. Per esempio potrei utilizzare solo spiegazioni date da professori universitari e se ne trovassi più di una, potrei optare per quella dell’università più famosa, magari in base ad qualche ranking internazionale delle accademie. Questo sarebbe indubitabilmente un criterio molto semplice, sul quale convengono sicuramente in molti, ma non è affatto detto che la spiegazione del professore dell’università più accreditata sia la migliore per me. Niente impedisce che vi sia da qualche parte del mondo una persona, magari un giovane studente, che riesca a spiegarmi meglio la stessa cosa. Niente impedisce che trovi un genio matematico in grado di darmi un spiegazione strepitosa, niente impedisce che vi sia un comunicatore eccezionale. E niente impedisce che addirittura una spiegazione imperfetta e formalmente non ineccepibile possa essere invece quella che sblocca la mia mente.

Dire che “niente impedisce” non significa qui voler puntigliosamente non trascurare una possibilità che è di fatto minima, perché le oggi le probabilità si calcolano su numeri totali che non si erano mai visti prima. E non è solo questione che da cinquant’anni a questa parte la popolazione mondiale è passata da 3 miliardi a 7, bensì che nell’era pre-internet la fetta di mondo accessibile a tutti noi era infinitamente più piccola di quella accessibile oggi. Per chiarire bene la cosa, supponiamo di avere un interesse o un hobby eccentrico, e supponiamo di sentire l’esigenza di discutere e condividere questo interesse con qualcun altro. Faccio un esempio reale [1] un software per la simulazione di una di imaging medico, una TAC. Decisamente particolare, come hobby da praticare la sera dopo cena o i giorni di festa. Quante persone afflitte dalla stessa mania posso sperare di trovare nella cerchia delle mie conoscenze? Si dice che la quantità di persone con le quali un uomo può relazionarsi si aggiri intorno a 200 persone. Diciamo che, includendo anche relazioni estinte, occasionali e superficiali si arrivi a qualche migliaia, per stare larghi. Avrò speranza di trovare uno altrettanto matto fra queste migliaia di conoscenze? Forse è ancora difficile. Poniamo che la probabilità sia 1 su 10000, che rasenta l’impossibile. Orbene, se ci poniamo in Internet, dove l’esposizione può essere dell’ordine dei milioni, delle decine o addirittura delle centinaia di milioni, il nostro 1/10000 ci può potenzialmente regalare un centinaio, un migliaio o una decina di migliaia di matti dello stesso calibro. È la magia di Internet: trasformare il quasi impossibile in possibile. Una magia che può cambiare il modo di affrontare tante cose. Per esempio cercare una spiegazione.

La quantità disorienta ma si fa presto ad abituarsi. Più che la quantità offerta da Internet, per esempio la quantità delle OER, è la modalità novella a disorientare, il cambiamento di contesto, di ambiente. Gli uomini hanno mostrato tuttavia di adattarsi molto bene alle novità, e sempre molto più rapidamente di quanto gli scettici abbiano sempre paventato: i miei nonni, cresciuti in groppa agli asini, hanno visto il primo treno a 20 anni e quando capitavano in una grande città sentivano presto il bisogno di rifugiarsi in una chiesa. Sono morti perfetti cittadini. Lasciamo quindi i timori a far da tomba agli scettici e, non con lo sguardo vacuo dell’entusiasta stolto, bensì con viva e ponderata curiosità, cerchiamo di veder bene l’orizzonte che si aprono negli sconfinati spazi del cyberspazio.

Una OER può essere tante cose. Un intero corso universitario, con dispense in formato pdf, con audio o video delle lezioni del professore, con riferimenti, esercizi e soluzioni, magari laboratori virtuali. Può essere una lezione sulla teoria della relatività generale di un fisico famoso o una lezione su di un argomento molto più elementare, come per esempio la derivata. Una OER può essere una voce enciclopedica, per esempio di Wikipedia. La pagina di un blog su di un certo argomento, per esempio la mia pagina sul valore del contesto, ma anche un post qualsiasi. Potrebbe per esempio essere la descrizione di un argomento fatta da uno studente allo scopo di chiarirsi le idee, come ha fatto Simonetta (IUL) con il suo post sul pensiero di Kant. Oppure il testo redatto da uno studente con l’aiuto di un professore – questa sì che è scuola! – come questo bel capitolo sulla Biochimica degli Ormoni scritto da Lorenzo, uno studente di medicina di qualche anno fa. Può essere una risorsa in un portale tematico, come potrebbe essere WolframAlpha il quale offre le potenzialità di un famoso strumento per il calcolo matematico, Mathematica (provate a scrivere Fibonacci nella casella di ricerca WolframAlpha e poi in Assuming “fibonacci” is a person | Use as a math function instead seguite il link a math function …). Potrebbe anche essere un video che ti spiega come utilizzare l’accessorio per fare occhielli con la macchina da cucire o come fare un certo formaggio o come aggiungere un feed a un aggregatore e un’infinità di altre cose.

Malgrado il fatto che mi sia sforzato di menzionare gli esempi più vari sono sicuro che questi danno un’idea assai limitata di ciò che possiamo immaginare come OER; inoltre, considerato anche tutto ciò che ho sin qui detto, sarebbe un controsenso azzardarsi a compilare una sorta di “stato dell’arte”. Più giù trovate un piccolo elenco di riferimenti classici [2], anche se non tutti si sono evoluti con pari vigore. Tengo d’occhio il panorama delle OER dal 2007, anno nel quale partecipai al corso online Introduction on Open Education, Fall 2007, tenuto da David Wiley, allora presso la Utah State University. Anche questo medesimo episodio è interessante in quanto aiuta a comprendere il senso ampio che può avere una OER, con la partecipazione ad un insegnamento online, dove si studiano i testi proposti ogni settimana, si scrivono le proprie riflessioni sul proprio blog e si discute sia con gli studenti che con l’insegnante attraverso i commenti incrociati sui rispettivi blog, magari si partecipa a incontri online. È stata un’esperienza formidabile che ho ripetuto successivamente in altri corsi online, i cosiddetti Massive Open Online Courses.

Da allora il mondo delle OER si è ampliato molto, senza dubbio, ma in maniera piuttosto caotica e, abbastanza spesso, insoddisfacente, all’atto pratico. Fra i riferimenti che ho riportato in fondo vale certamente la pena di segnalare l’OpenCourseWare del MIT, che rappresenta un caso particolare, perché è stato il primo a muoversi nel 2001 con un’iniziativa che, nel suo genere è rimasta anche l’unica per l’imponenza e la sistematicità. Oggi sono 2000 i corsi offerti dal MIT in questa modalità. Non tutti sono in versione integrale, ma certamente si tratta della più vasta e organica offerta disponibile.

Un altro esempio che vale la pena di citare è quello della Khan Academy, una vastissima raccolta di brevi video didattici, che ora è anche disponibile con sottotitoli in varie lingue, grazie all’impiego del servizio Universal Subtitles, che voi avete già visto in un post precedente, nel caso del video di Richard Stallman.


Note

[1] Non è un esempio peregrino: esiste un ottimo software di simulazione della ricostruzione di esami TAC, da usare per scopi didattici. Si chiama CTSim e l’ha scritto Kevin M. Rosenberg, un medico che lavora nel reparto di medicina d’urgenza di Alburquerque, nel Nuovo Messico. Chi di voi si interessasse alla radiologia in futuro, potrà scaricare questo software per imparare sul proprio computer come funziona la ricostruzione delle immagini TAC.

[2]

10 pensieri riguardo “Open Educational Resources, ma non solo contenuti”

  1. E’ la grandezza di internet. Tutto sta nel saper fare, in questi casi, una “scrematura” (almeno a mia avviso). Saper individuare i contenuti validi e mettere da parte quelli meno validi. Nel marasma generale di informazioni che si possono reperire in rete c’è sempre il rischio di incappare in quelle non corrette. Ecco perché è fondamentale avere dimestichezza col web, e divenire abili a selezionare le fonti di solito più attendibili. Solo in questa maniera internet diviene realmente, con le varie OER, un alleato imbattibile nello studio e nella professione.
    C’è davvero di tutto!

  2. Veramente interessante il tema delle OER. È quasi inconcepibile quanto basti poco, soltanto pubblicare qualcosa su internet, per aumentare le possibilità di trovare un aiuto concreto.
    Leggendo da varie riviste, soprattutto Wired, mi ha colpito molto, oltre che al tema delle lezioni online come KhanAcademy, anche il nuovo modo di sviluppare un progetto di qualsiasi tipo, ovvero cercare finanziatori in rete. Con un piccolo contributo si può aiutare un azienda a sviluppare un progetto, con un piccolo ritorno economico se c’è la riuscita del progetto stesso.
    Internet come aggregatore di menti, di invenzioni, di inventività. Boh figo. Il problema è che tutto questo è veramente lasciato a poche persone che sanno di cosa si parla. Si dovrebbe parlare di più di queste applicazioni di internet o aspettare che prima o poi si facciano sentire da sole.

  3. Hai ragione, il server che offre CTSim è down, credo da poco perché l’avevo provato prima di pubblicare questo post. Cercando in Google appaiono i riferimenti classici che però non funzionano. Anche questo farebbe pensare che si tratti di una cosa temporanea, lo spero. Ho provato a cercare in altri luoghi che lo offrivano ma fanno tutti riferimento a http://ctsim.org, eccetto, per quanto ho potuto vedere, i package disponibili per gli utenti di Linux Debian e Ubuntu. In questo momento sto usando Ubuntu e ho provato a scaricare e lanciare CTSim e in effetti funziona. Terrò d’occhio la cosa e se avrò nuove notizie le scriverò qui. Grazie per la segnalazione!

  4. domanda: a me piacerebbe tantissimo lavorare in radiologia…. o quantomento avere una certa dimestichezza con le immagini radiologiche…. il problema è che CTSim parrebbe inesistente. la prego prof ci pensi lei

  5. Un’altra piccola aggiunta alla ricca lista delle OER che si possono trovare in rete: innumerevoli video YouTube realizzati da RaiEducation o RaiStoria…..sono facili da trovare e personalmente mi hanno aiutato molto durante lo scorso anno in occasione della preparazione per l’esame di maturirà!! Grazie a questi mi si è accesa la lampadina in testa sulla teoria della relatività,sia ristretta che generale,che infine è stato l’argomento della mia tesina!!!!
    Vorrei poi condividere un’esperienza: la mia vecchia prof.sa di storia e filosofia, a pari di atri prof citati negli articoli precederti( https://iamarf.org/2012/03/12/intorno-alle-oer-un-vecchio-post-che-continua-a-parlare-di-futuro/ ) ha considerato utile integrare le sue spiegazioni con video YouTube……INVIANDO I LINKS A TUTTI i suoi studenti VIA EMAIL!!! E con quest’ultima frase volevo porre una parola in difesa dei professori italiani che spesso vengono additati come arretrati e poco ”tecnologicamente evoluti”!!

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