Embrione di una bibliografia ragionata sul tema del coding e del pensiero computazionale

Lo scopo di questo testo è di commentare articoli scientifici apparsi sul tema del coding a scuola. L’idea generale è quella di costruire una bibliografia ragionata su un tema ampiamente dibattuto, forse a ragione, ma spesso in maniera troppo superficiale e partigiana. Le opinioni abbondano, i fatti scarseggiano. Il motivo specifico per cui mi sono messo a analizzare questi lavori è la superficialità con cui alcuni di questi lavori sono stati citati. L’analisi vuole quindi anche suggerire maggiore cautela e maggiore riflessione nell’impiego dei cosiddetti risultati scientifici.

Si tratta solo di una bozza iniziale, scritta in fretta per circostanze contingenti, sicuramente carente, afflitta da errori e refusi. Ci sono però motivi per condividerla anzitempo, anche solamente per invitare chiunque a segnalare articoli e contributi interessanti. In futuro introdurrò una classificazione mediante tag, per facilitare la ricerca e forse utilizzerò anche un altro formato. Per ora mi sono limitato a redigere la bozza in un documento ODT e a distribuire i lavori in ampie categorie. In soldoni: meno chiacchiere su Facebook e più studio. Meno critica e più costruzione.

Il testo è disponibile in questo file PDF (115 KB).

10 pensieri riguardo “Embrione di una bibliografia ragionata sul tema del coding e del pensiero computazionale”

  1. Grazie Andreas per questi contributi!
    Sto facendo il dottorato di ricerca su questo tema e le tue riflessioni sono davvero preziosissime!

  2. Caro prof. Formiconi,

    intanto i miei auguri per un buon e anzi ottimo 2017 per le prospettive del “coding a scuola” e mi scuso intanto se oggi non potrò essere presente a Firenze al vs incontro, come viceversa anticipato troppo ottimisticamente nella mia precedente del 16/12

    Ho cominciato a leggere la sua bibliografia ragionata su coding e pensiero computazionale e devo dire che certamente sarà un approccio che andrà a colmare in modo molto opportuno una lacuna ormai evidente (almeno in Italia ai miei occhi)

    Ovviamente cercherò di dare il mio modesto contributo per quel che varrà

    Intanto le faccio senz’altro i miei complimenti anche e soprattutto per la premessa sugli studi controllati, che secondo me meriterebbe più in generale di entrare addirittura nell’ambito degli studi di epistemologia della conoscenza (mai ho visto sintetizzato in modo così chiaro e conciso quello che è uno dei nodi concettuali nel nostro attuale pensiero scientifico! 🙂

    A presto incontrarci

    Cordialissimi saluti

    RC

    >> Studi controllati

    Questo è il tipo di studio che ci interessa di più. Gli studi controllati sono quelli che maggiormente si attengono al paradigma dell’esperimento scientifico, nel quale il ricercatore fissa tutte le condizioni in modo da interrogare solo alcune variabili al variare di altre. È il paradigma che ha sostenuto con grande successo il progresso delle scienze, in particolare di quelle fondamentali, quali la fisica e la chimica. La sua applicazione si fa tuttavia più problematica con la complessità dei fenomeni indagati, massimamente di quelli oggetto delle scienze biomediche e delle scienze sociali. In quest’ultime in particolare si assiste ad un paradosso: cercando di determinare precisamente parametri ben definiti si finisce con l’ottenere informazione quantitativa ma relativamente poco significativa ai fini della comprensione del fenomeno; allargando invece l’attenzione su aspetti più generali e significativi si perde in determinazione. L’applicazione del primo paradigma conduce a ampie moli di informazioni che si risolvono in una somma di microconoscenze, non facilmente integrabili e riassumibili, e molto facilmente mistificabili se decontestualizzate e citate a sproposito. Il secondo paradigma si attaglia meglio alla descrizione dei fenomeni complessi ma offusca i crismi delle indagini scientifiche classiche, ispirati all’obbiettività e alla riproducibilità. La letteratura scientifica che va per la maggiore da vari decenni si attiene prevalentemente al primo paradigma, forse con qualche eccesso. Giova forse ricordare che recenti analisi hanno rilevato che, nel campo delle scienze biomediche, solo una quota (circa 1/4-1/5) delle indagini pubblicate si rivelano essere “vere” dopo pochi anni. Queste considerazioni servono a ricordare che, per quanto sia auspicabile che si faccia riferimento allo stato dell’arte della ricerca, occorra prudenza, accortezza e onestà intellettuale nella citazione dei risultati, ponendo grande attenzione ai contesti cui essi si riferiscono. A maggior ragione quando questi vengano utilizzati in arene, quali quelle dei social network, dove il dubbio e la ponderazione trovano scarsa cittadinanza.

    ________________________________

  3. Utile:
    Consiglio Nazionale delle Ricerche, 2016, Pensiero computazionale: una guida per gli insegnanti, traduzione Chioccarelli A., Istituto per le tecnologie didattiche http://pensierocomputazionale.itd.cnr.it/mod/resource/view.php?id=40
    Per una insegnante di lettere:
    http://aptiva.v2.cs.unibo.it/wiki/index.php/Storia_scelte_azioni
    Davoli Renzo “Didattica degli algoritmi e della programmazione” 2011- 2012 unibo Bologna

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