
Rimando a domani il Daily che avevo preparato oggi perché stasera mi hanno raccontato questa storia. Una coppia sta per adottare un bambino di un altro paese, come si sa dopo un lungo e tormentato percorso. Pare che il bambino abbia una malattia metabolica. Comprensibilmente, i futuri genitori desiderano informarsi per organizzarsi al meglio, e come primo passo decidono di andare dal medico di famiglia. Questo li informa di non conoscere la malattia e di rivolgersi a un pediatra.
Può darsi che sia la prassi ma secondo me quella è una risposta da burocrate. Di una cosa son certo: il padre medico che ho avuto non avrebbe mai dato una risposta del genere a un paziente, chiudendola lì. Ricordo benissimo, che dopo cena andava nel suo studio a cercare eventuali risposte nei suoi libri. Lo studio era pieno di libri, che il babbo non si era mai fatto mancare, anche quando si girava in vespa in tre perché non ci si poteva permettere altro. Poi, poteva darsi che chiedesse ad un collega più anziano o con la specializzazione appropriata, ma mai e poi mai avrebbe spedito a casa un paziente senza avere tentato di trovare una risposta.
Con il passare degli anni quei libri, che pur riempivano lo studio, non bastarono più. Il babbo allora si recava in biblioteca medica a Firenze, per vedere di trovare aiuto in qualche articolo recente. Era un sacrificio perché se ne andava mezza giornata di lavoro. Più tardi ancora, io ero ormai entrato in contatto con il mondo medico per via della tesi, e nel frattempo erano comparsi computer e CD-ROM. Un giorno scoprii che esisteva una cosa che si chiamava Medline (uno dei database usati da PubMed), una sorta di raccolta di voci bibliografiche. Quando mi resi conto che si poteva fare un abbonamento e ricevere periodicamente un CD con il database aggiornato, mi procurai uno dei quei CD e lo portai al babbo. Rimase sconvolto vedendo che con quel dischetto il mondo intero entrava nel PC che io gli avevo insegnato a usare, eccitato come un bambino che riceve un regalo agognato.
Oggi chiunque può consultare Pubmed e tante altre fonti, anche con uno smartphone, che un medico può certamente permettersi. L’aggiornamento professionale è un dovere ineludibile e non ci sono scuse: le fonti sono tutte là fuori, a portata di mano. Pazienza se uno non ricorda qualcosa o se non l’ha potuta studiare ma guai a chi omette di impararla all’occorrenza, a qualsiasi età e in qualsiasi ruolo.
Mi ritrovo moltissimo nell’esperienza di Giovanni Battista. Anch’io ho un padre medico di famiglia e pediatra che mi ha trasmesso la sua grande passione per la medicina. Lui svolge la professione in un piccolo paesino di campagna di circa 5000 anime, non troppo vicino alla provincia. Forse ora meno, ma all’inizio della carriera (unico medico del paese) si assumeva sulle sue spalle non solo il ruolo di medico di famiglia, e quindi tutto quello che ne derivava, ma anche quello di “confessore”, di psicologo,ecc dell’intera comunità. E non poteva assolutamente permettersi di mandare a casa un paziente senza la sua diagnosi. Lui è il primo che si lamenta dei nuovi medici quando non guardano più all’insieme, all’uomo intero, ma concentrano la loro attenzione solo al campo in cui sono specializzati e quindi non ti visitano, ma ti spediscono subito dallo specialista “adatto”. Lui si scandalizza ogni volta..cosa vuol dire oggi essere medico??Non dico che bisogna essere “tuttologi”..ma è un dovere, per chi vuol essere medico sopratutto, cercare di far del proprio meglio, di tenersi aggiornati e cercare di dare una risposta al problema del paziente..altrimenti che senso ha essere medico??
Ora che internet è diventato così accessibile, facile da usare e ricco di informazioni di qualità, non ci sono davvero più scuse!
Sicuramente l’onniscenza non appartiene all’uomo. Ma una delle caratteristiche più importanti nella professione medica, e non solo, è la voglia di ampliare il proprio campo di conoscenza. La tendenza a non assumersi le proprie responsabilità e a delegare gli altri è comune. Oggi come non mai l’aggiornamento è più facilmente accessibile.
Certo è strano pensare a quel CD “magico” con tutto dentro..A quanto le informazioni e quella straripante biblioteca possano diventare immateriali…Abbiamo a disposizione uno spazio infinito…
scusate…se “la negligenza, l’insensibilità, la spersonalizzazione della diagnosi e della terapia hanno cambiato la malpratica da problema etico in problema tecnico.”
“io leggo te, tu leggi me”. Grazie Matteo per aver citato Ivan Illich. Adesso ho un estremo bisogno di “leggere con Te”(Te=chiunque ha voglia di rispondere), perchè dopo la lettura dalle prime pagine di “Nemesi Medica” e questo daily non riesco a vedere chi e come potra risanarsi l’ordine medico se <>!!!
Come dice Giovanni Battista “L’arte medica non è un lavoro, è una missione.”
Recuperare tutto il senso della vita come missione a me sembra importante anche per le altre attività; naturalmente penso subito a quella di insegnante, ma non ne escludo nessuna. Il continuare nel confronto e nella ricerca potrebbero essere una delle strade per costatare come ogni tassello sia importante e come una visione generalmente volta alla costruzione, ciascuno con la sua missione di costruttore, dia valore aggiunto per tutti.
Forse straparlo, ma non riesco a settorializzare.
Credo che in queste situazioni sia di molto aiuto l’esempio. Anche io ho un padre medico, di famiglia, che mi ha sempre indirizzato sulla strada della ricerca personale, donandomi giorno per giorno gocce di curiosità. Penso di essere fortunato ad avere un padre che, pur tornando da una estenuante giornata di lavoro (spesso non gli bastano dodici ore giornaliere per accontentare tutti) ascolta in silenzio i miei racconti sugli argomenti di studio affrontati in giornata, i miei dubbi, le mie riflessioni a volte pindariche a volte sensate. La maggior parte delle volte risponde sicuro, citando argomenti (con mia grande meraviglia)contenuti nello stesso paragrafo incriminato del libro su cui io sto studiando, certamente lontano dall’impostazione dei manuali degli anni 70. Spesso quando non è sicuro della risposta trotterella in camera mia dopo cena, portandomi le risposte cercate sui suoi libri, vissuti, sfogliati fino alla morte, comunicandomi implicitamente anche il valore della ricerca, del fare propria e per sempre una riflessione, un operato, riempiendolo di attività e sforzo propri in una visione del concetto di lavoro non alienabile in linea con il grande John Locke. L’arte medica non è un lavoro, è una missione.
Credo che in ogni mestiere non si smetta mai di imparare e nella professione medica a maggior ragione. Il rapporto tra una persona e il proprio medico è un rapporto estremamente particolare, al medico a cui ci rivolgiamo CREDIAMO e ci AFFIDIAMO. Questo rapporto non è basato esclusivamente sull’aspetto tecnico, ma è un rapporto molto più complesso in quanto gli affidiamo una delle cose più importanti che abbiamo: la nostra salute e quella dei nostri cari.E’un rapporto che investe anche il lato psicologico della persona, se in qualche modo il medico ci delude anche semplicemente facendo percepire un non prendersi a cuore una situazione, quel rapporto fondamentale che sta tra medico e paziente viene incrinato, compromesso. Ovviamente il medico non può soddisfare tutto nell’immediato ma con impegno, dedizione, studio e ricerca sicuramente può darci risposte in più!
Per chiunque svolga la propria professione con passione, l’aggiornamento non costituisce un peso ma un piacere!!!
Quando si dice umanità…:-)
Generalmente siamo tutti pronti ad usare in senso negativo i termini “burocrazia”,”burocrate” e altri derivati; ma in campo medico i danni generati dal trincerarsi dietro una risposta o un atteggiamento da burocrati (per pararsi da possibili problemi o per evitali, o per pura pigrizia) possono essere devastanti sia sul piano psicologico sia su quello degli effetti sulla salute del paziente e quindi sulle decisioni dei suoi famigliari.