Riemergendo dalle nebbie dell’influenza, che mi ha obbligato al riposo per cui Lisia si preoccupava (..nel frattempo lei è andato avanti…ma non si riposa mai?) decido di leggere le vostre novità prima di riprendere il filo del discorso. Vengo tuttavia subito distratto dalla lettura di un bel brano di Octavio Paz proposto da Sandra nel suo post Uso e contemplazione.
Il pezzo mi ammalia al primo periodo:
L‘artigianato fa parte di un mondo che precede la separazione fra l’utile e il bello.
Mi ammalia perché amo l’artigianato, perché mi piace fare le cose con le mani, perché non amo le separazioni, perché mi piace frugare negli interstizi creati dalle separazioni.
Vado avanti, gongolo.
Poi mi blocco:
Diffusa in ogni angolo del mondo, la tecnologia è diventata la principale causa di entropia storica. Le sue conseguenze negative si possono riassumere un una frase: impone l’uniformità senza promuovere l’unità. Spiana le differenze fra culture e stili regionali distinti ma non sa eliminare le rivalità tra i popoli. Per di più, il pericolo della tecnologia non consiste solo nella potenza mortale di molte delle sue invenzioni, ma nel fatto che costituisce un grave pericolo per l’essenza stessa del processo storico. Trascurando la diversità di società e culture, trascura la storia stessa.
La stupenda varietà di differenti culture è la vera sorgente della storia: incontri e congiunzioni di gruppi e culture dissimili, con idee e tecniche molto diverse. La tecnologia moderna ha portato numerose e profonde trasformazioni. Tutte, comunque, con lo stesso obiettivo e la stessa importanza: l’eliminazione dell’altro.
E mi dispiaccio, perché è vero. O comunque rischia molto di essere vero, quasi sicuramente, purtroppo. Ci metto un po’ a riarticolare i pensieri, perché quella eliminazione dell’altro è proprio una doccia fredda.
Poi penso che gli interstizi generati dalle separazioni raramente sono vuoti, e spesso è proprio lì che si nascondono le perle, più che altrove, anche perché quasi nessuno ci guarda. Sovente è lì che può germogliare il futuro. E forse in questo percorso quello che vogliamo fare è proprio scrutare la separazione fra tecnologia e artigianato.
Oltre a trovare interessante il brano proposto da Sandra … ho trovato interessante anche il commento di MariaAntonietta che fà riferimento al papà artigiano che considera sorella del suo lavoro di artigiano la tecnologia ; a tale connubio non ci avevo proprio pensato e mi conforta un po’ .
Perchè se penso a quanto velocemente nella tecnologia un oggetto(computer) viene considerato vecchio (1 anno ? 18 mesi ? ) è proprio una bella doccia fredda pensare al nuovo che elimina il precedente .
Detto questo mi auguro che l’artigianato e gli artigiani sopravvivano sempre , pur essendo necessario adeguarsi a questo fiume in piena che può essere la rete ma tranquillamente guadabile conoscendo i rischi vari e l’utilità .
Rileggendo questo post, dopo aver fatto il percorso con Lei, mi sono ritrovata ad approfondire alcune cose che alla prima lettura non avevo ben apprezzato.Nel momento in cui vedo i miei figli al pc mi rendo conto dell’isolamento che crea questo strumento. Ma poi ripensando all’unione creata nel nostro gruppo mi conforta l’idea che tra gli interstizi emergono positività.
Sono grata a Lei e all’idea di essermi scritta al Corso di Laurea della IUL per avermi dato la possibilità di conoscere tante persone stimolanti e sempre pronte ad aiutarti.
Luisa
Che bella storia!
Anche io , come il Prof. sono stata bloccata dall’influenza. Ora mi sono “svegliata”. Ho trovato interessante il brano do Octavio Paz. Ho rivisto, tante di quelle cose, che mio padre mi ha sempre detto e trasmesso. Mio padre faceva e fa ancora oggi l’artigiano, lui è un’ebanista, lavora il legno e in particolare si è dilettato nella creazione di oggetti particolari, di intarsi e di creazioni del tutto “innovative” per i suoi anni (oggi ne ha 73).
Ha lavorato sempre in sinergia con architetti consolidati, giovani laureandi in design. Lui, abile creatore di oggetti, forme ,sculture non ha mai disdegnato la tecnologia, anzi è stato sempre a favore di essa. Ricordo ancora quando ha realizzato un porta-oggetti “stranissimo” ma bellissimo attraverso dei disegni fatti al computer…con programmi a lui sconosciuti. Ha creato l’oggetto, investendo sul suo intuito e la sua capacità di osservazione…andando oltre se stesso. Lui pensa che la tecnologia è “compagna” e “sorella” dell’artigianato…è cioè un validissimo aiuto. Lui ne ha avuto le prove. Mi ha sempre ripetuto una frase, che io, dopo tanto tempo , ne ho scoperto l’autore. Ve la riporto interamente:
“Coloro che furono bravi arcieri impararono dall’arco e non dall’arciere. Coloro che sanno maneggiare le barche impararono dalle barche e non dal barcaiolo. Coloro che possono pensare impararono da soli, e non dai Saggi”.
Kuan Yin Tzu
@ Claude
Certo, “auctor”, che ha la stessa radice del verbo “augeo”, ha molti significati,
auctŏr
(auctŏr, auctoris)
sostantivo maschile e femminile III declinazione
Significati:
1 autore, creatore, esecutore, fondatore
2 artefice, artista
3 fondatore, capostipite, antenato, progenitore
4 promotore, istigatore, sostenitore, propugnatore, fautore
5 modello, precursore, maestro, guida, autorità, esempio, esperto
6 autorità, chi autorizza, conferma, sanziona, ratifica
7 patrocinatore, difensore, rappresentante, garante, curatore
8 testimone, scrittore autorevole
9 venditore
come puoi verificare tu stessa qua…
http://www.dizionario-latino.com/dizionario-latino-italiano.php
e qua…
http://www.etimo.it/?term=autore&find=Cerca
Ciao!
M. Antonella
Grazie Andreas,
… salvo che ho ranzato il link alla pagina d’aiuto di Firefox per i segnalibri. Ci riprovo: Segnalibri.
E grazie a M.Antonella per il link.
Concordo sull’importanza del commento di Lisa, in particolare nella sua conclusione “…Non credo quindi che sia colpa del progresso informatico se abbiamo una società omologata ma dell’uso inconsapevole che ne viene fatto.” Fermo restando che, come dicevo nel commento 4, il saggio di Paz è del 1973, quindi la tecnologia omologante cui si riferiva era una tecnologia maneggiata da pochi professionisti, e soltanto consumata da tutti gli altri: le TV ad es., con l’imperversare ecumenico dell’acquisto di serie statunitensi (e in seguito di cartoni giapponesi).
Adesso c’è la tecnologia informatica che ci consente di diventare attori/autori (1) dell’informazione. Però rimane – come dice giustamente Lisa – il rischio dell’uso inconsapevole, soprattutto con la caterva di applicazioni tentanti, sia per aggeggi mobili, sia per piattaforme web tipo facebook, google, twitter. Un tempo c’erano tutorial su come valutare i software tradizionali e i siti web da leggere. Adesso ce ne vorrebbero per la valutazione di tutte quelle app…
(1) M.Antonella, tu che sei latinista, in latino “auctor” significava sia autore sia agente, no?
@Lisa (commento #15)
Il tuo commento è importante. Lo devo riprendere e discutere un attimo, magari domani: non devo dimenticarlo!
@map85 (alias M.Antonella, commento #16)
Mi ero dimenticato di questa risorsa! Grazie… Ad ogni modo non avrei osato proporre di metterla fra i segnalibri (bookmark del browser 🙂 Sono contento se serve a qualcuno.
@Claude Almansi (commento #18)
Grazie per il supporto 🙂
Visto amici, il vantaggio di fare (per)corsi all’aperto? Aiuti e suggerimenti fioccano come per incanto…
@ Andreas
Come vedi, caro prof, nulla di quello che hai disseminato e distribuito è andato perduto…
e alcuni strumenti possono rivelarsi molto utili anche per i nuovi studenti della IUL.
@ Claude
Mi fa piacere incontrarti di nuovo qui, “a casa di Andreas”!
@ LIsa (ex Anonimo)
La risposta di Claude è precisa e articolata e prevede l’uso di vari browser
come Explorer, Firefox, Chrome…
Io, avendo un account Google e servendomi soprattutto di Chrome ho la possibilità di utilizzare in modo
semplice la barra dei Preferiti.
La mia è una spiegazione “alla femminile” e ha bisogno di qualche immagine che qui non posso inserire;
perciò se ti interessa leggerla vieni qua, nel blog che ho aperto l’anno scorso proprio in occasione della
mia partecipazione alla blogclasse del prof. Formiconi…
http://mafaldinablog.wordpress.com/2013/01/01/la-barra-dei-preferiti/
Ciao
M.Antonella
Ciao Lisa,
Potresti fare un segnalibro nel browser per la pagina indicata da M. Antonella (1).
(1) Alcuni browser chiamano i segnalibri “favoriti” o “preferiti”. Di solito c’è un link per la loro aggiunta / gestione nel menù in cima. Per più info, se usi Firefox, vedi la pagina d’aiuto . Se usi Explorer , Aggiungere, visualizzare e organizzare i Preferiti. Se usi Chrome, Creazione e ricerca di Preferiti.
grazieee M.Antonella…davvero interessante e visto che sei stata così disponibile ti chiedo anche questo: come faccio a teenrla sempre a portata di mano senza dover tutte le volte fare voli pindarici per ritrovare questa pagina? ancora grazieeeeee
@ Anonimo
Potrebbe anche esserti utile questo strumento che Andreas ha dato a noi corsisti
dell’anno scorso e che io tengo a portata di mano sulla barra orizzontale del mio computer…
https://iamarf.org/2012/04/16/abbecedario-di-informatica/#comment-7790
Continua col tuo lavoro da autodidatta senza scoraggiarti… 🙂
M. Antonella
Grazie a tutte/i per i consigli e l’incoraggiamento e buon anno che sia una anno pieno di scoperte….per tornare ai post di ieri sulla lettura di Paz sono molte le riflessioni che ho fatto perché io sono un’insegnante che lamenta in continuazione l’uso smoderato dei media ai quali sono sottoposti costantemente i nostri bambini, questo non vuol dire che sia contraria al progresso informatico.
La questione personalmente la analizzo partendo da alcuni punti fermi:
– non confondiamo il progresso tecnologico e informatico con l’uso dei video games (wind, psp, xbox…e tutto quello che usano i ragazzini di oggi giorno) o esclusivamente dei social network;
– per ciascuna età si devono differenziare e calibrare le proposte e in questo tutta la psicologia con i diversi approcci ci aiuta. Un/a bambino/a di 5/8 anni non ha la struttura mentale per sostituire l’esplorazione e l’esperienza diretta con qualsiasi mezzo virtuale. Si rischia che confonda la realtà con la fantasia. A questo punto é a scuola che si gioca la sfida…rispettare tutti i passaggi necessari per far acquisire le basi (attraverso, appunto l’esperienza artigiana) e avviarli all’uso di quei mezzi che potranno un giorno facilitare le loro conoscenze.
– essere artigiani non significa solo lavorare con le mani ma lavorare d’ingegno…avere un progetto chiaro e utilizzare i mezzi necessari per la sua realizzazione. Pensiamo a come la ricerca viene costantemente utilizzata dagli artigiani ( nuovi materiali, nuove tecniche e tecnologie)…
Non credo quindi che sia colpa del progresso informatico se abbiamo una società omologata ma dell’uso inconsapevole che ne viene fatto. Da parte mia spero di imparare ad utilizzare i nuovi mezzi per migliorare il mio lavoro.Buona giornata Lisa
@Lisa e @Roberta: per farvi un’idea di un testo in inglese, http://translate.google.com/ dà anche traduzioni alternative cliccando su una parola. Beh, va usato con una sana sfiducia lo stesso, perché ogni tanto produce cose verosimili, ma sbagliando i nessi logici, ma nel complesso non è male. Poi potete anche chiedere agli altri partecipanti al percorso.
Buon anno!
Claude
@Lisa:
io sono proprio messa come te…insegnante di scuola primaria, poca competenza informatica…quasi zero inglese…ma non sminuiamoci, ascoltiamo e mettiamo in pratica i consigli del prof., ma mi pare che la partita sia già iniziata e che lo stato di giocosa esplorazione sia già presente! BUON ANNO ROBERTA
@Lisa (nel commento giusto qui sopra):
La prima che hai detto! 🙂
Ovvero:
Ovvero:
leggi una cosa
prova
magari rileggi
riprova
chiedi da queste parti…
e così via
non importa quante cose riuscirai a fare
non importa in quanto tempo
importa che tu entri in uno stato d’animo di giocosa esplorazione…
Buonasera a tutti nonostante i miei silenzi leggo quotidianamente i post e cerco di applicare i suggerimenti… il guaio é che mi sento proprio un pesce fuor d’acqua e non ho ancora capito come fare a non boccheggiare in questo oceano. Vi spiego il problema: sono un’insegnante di scuola primaria che usa il pc e la rete in maniera molto autodidatta e per usi assai primitivi ( scrittura, ricerca di materiali, scambi comunicativi, al massimo realizzazione di qualche filmato…) e non ho mai letto e/o studiato teorie di informatica o simili, con l’aggravante di non conoscere una parola d’inglese; perciò quando mi trovo a leggere i vs post spesso non comprendo i contenuti perché certi termini, abbreviazioni, “dialetti” mi risultano incomprensibili e ogni voltà che mi metto ad approfondire ne esco distrutta. Ora che ho qualche giorno di riposo ho deciso di venire allo scoperto e chiedere aiuto a voi…é meglio se agisco senza farmi tante domande e non ricercare troppe spiegazioni o mi conviene prendermi un po’ di tempo per studiare “le basi”?!!! Aspetto fiduciosa i vs consigli per iniziare il2013 all’insegna del progresso…apro altro post per il commento alla lettura proposta da Sandra. Buona serata Lisa
Eccomi di nuovo, dopo aver sfamato la ciurma vorrei tornare al brano in questione…..
condivido i timori e le riflessioni relative ai “pericoli” ravvisati nell’uso e nell’abuso delle nuove tecnologie……ma senza tecnologia oggi proprio non potremmo pensarci!
ciò che mi viene da dire è una sola parola…….legio (ricordate il legio di cui parlava il prof alcuni post fa?) sì, proprio quello! fino a quando ci sarà un legio che implica necessariamente un umanesimo consapevole e propositivo, la tecnologia non potrà essere che una grande risorsa nelle mani dell’uomo!
a proposito di legio, voglio ringraziare il prof per aver raccontato la sua esperienza, molto semplicemente perchè adesso quando guardo il mio legio in legno, costruito magistralmente da un Arti-giano del mio paese, nato con uno scopo di socializzazione in un luogo di incontro, adesso guardo il mio legio, che mi porto dietro di casa in casa e che sposto di angolo in angolo poichè piuttosto ingombrante, adesso lo guardo con una sensibilità differente e mi dico di aver fatto bene a non lasciarlo in cantina!
ora vado in cucina a preparare per il grande cenone di stasera! …..a proposito…siete tutti invitati!
a presto, Lisia
Salve prof!
sono contenta di sentirla attivo come sempre, quasi quasi ho avuto dei sensi di colpa leggendo il suo post…..a volte però un riposo forzato produce una scorta di energie spendibili successivamente che ci fanno sentire forti e ….felici davvero felici di ritornare alla routine quotidiana che non ci sembra più tanto banale!
comunque al di là di ciò, le scrivo per condividere con la comunità alcune riflessioni sul brano di Octavio Paz : “L‘artigianato fa parte di un mondo che precede la separazione fra l’utile e il bello.
Mi ammalia perché amo l’artigianato, perché mi piace fare le cose con le mani, perché non amo le separazioni, perché mi piace frugare negli interstizi creati dalle separazioni”……
In merito a questo passo ritengo che sarebbe estremamente importante condurre su vasta scala una riflessione sull’artigianato come momento per fare arte, arte intesa a tutto campo in tutte le sue specificità. fare artigianato per me significa creare un oggetto manualmente ricercando la perfezione estetica e funzionale, ma non solo!
mi guardo intorno e vedo che abbiamo perso il valore artigianale di ciò che ci circonda e con esso abbiamo perso il creare facendo come avveniva una volta. abbiamo anche perso la capacità di riconoscere dignità all’artigianato inteso come motore sociale per ricominciare a sperare in un mondo dove le nuove generazioni e anche quelle di una certa età possano dare spazio al saper fare, alla manualità e ai talenti individuali.
riguardo alla tecnologia un post a parte, adesso c’è qualcuno che vuole nutrirsi!
alla prossima …..e …buon anno a tutti!!
Lisia
Non possiamo disconoscere i vantaggi che la tecnologia ha offerto nell’aprirci a relazioni e contatti in rete. Sta a noi usarla per allargare questi contatti e renderli meno “virtuali” e separati e lavorare al collegamento degli interstizi. I miei interessi mi portano ,ad esempio, a lavorare sui “non luoghi” come elementi caratteristici della nostra società (sale d’aspetto, corridoi di ospedali, atri di uffici …..) e posso dire che l’osservazione delle persone in transito ci fornisce una mappa umana molto interessante. Anche questi spazi sono interstizi ricchi di senso. Guardandoli con occhi attenti si possono trovare tanti collegamenti. Rispetto alla definizione di artigianato sono pienamente daccordo e secondo il mio modesto parere il futuro sta nel riprendere quest’arte.
@ Marta – molto importante ciò che dici dei non luoghi della nostra società. Un tempo pendolavo tra Italia e Svizzera, e ho stupendi ricordi di quegli interstizi di non luogo – ma anche di non tempo: a tradurre brani di un saggio di Benjamin sedute per terra nel compartimento couchette, con una dottoranda che ne aveva bisogno per un paper a una conferenza, ma aveva sbagliato dizionario bilingue: io sapevo meglio il tedesco, ma lei capiva i concetti, il ché era più importante. O a parlare e scherzare di teologia e di come far amare la lettura ai ragazzi con una suora e un’altra insegnante quando il treno era rimasto bloccato per ore nella Padania. O a ascoltare una mamma siciliana emigrata a Berna che mi spiegava come tutti in famiglia si erano messi al dialetto schwyytzertütsch perché era quello che si parlava nella scuola speciale dove andava la figlia trisomica…
Sull’artigianato: in effetti nella tecnologia attuale leggi/scrivi ce n’è parecchio, persino per noi utenti, ad es. nel personalizzare l’apparenza di un blog, o dei singoli post. Ma vedi anche, a un livello un po’ più avanzato, gli Strumenti per i Webmaster di Google: sono strumenti e consigli di tipo artigianale pure quelli.
Sono d’accordo con Anonimo: la tecnologia, come qualsiasi altro strumento, può essere usata in tanti modi diversi, con tanti scopi differenti e talvolta antitetici…
Sì, è vero, può dividere e creare emarginazione e isolamento, ma può anche unire, permettere di comunicare, aiutare chi è solo a trovare amici, chi è in difficoltà a risolvere i propri problemi…
Tra le maglie della rete si possono trovare tante cose belle…
Roberta
Fino a quando useremo la tecnologia per scambiarci idee come quelle che ho letto nel testo proposto da Sandra, e nei commenti…non saremo mai sopraffatti dalla “globalizzazione” che aliena le culture, le tradizioni, l’artigianato, ma ci arricchiremo a vicenda.
Grazie, Flavia,
Poi a proposito di ricordare il passato: mi sono accorta nel frattempo che il testo di Paz è del 1973. Ora nel 1973, c’era già il telefax, ma era ancora poco diffuso – ad es. i giornali italiani hanno continuato ad usare il telex e il dimafono fino agli anni 1980 inoltrati. Persino La Stampa – pioniera in questo – è passata alla composizione computerizzata soltanto a metà degli anni 1970.
Cioè la tecnologia di cui scriveva Paz nel 1973 era una tecnologia ben diversa di quella di oggi: una tecnologia che favoriva la crescita di imperi televisivi ed editoriali, tipo quelli di Murdoch e di Hearst. Per l’attivismo, i mezzi di diffusione erano la ciclostile e la fotocopiatrice. Ecc.
Grazie Claude.
Ogni nuova scoperta, ogni nuova frontiera raggiunta, ogni “cambiamento” porta inevitabilmente con sè il buono e il cattivo; migliorare il presente non significa dal mio punto di vista dimenticarsi del passato.
Sta a noi cercare le cose buone negli interstizi .. e ce ne sono tante!
Forse si tratta di interstizi, però nel caso del web e delle tecnologie informatiche, questo è un campo così vasto che gli interstizi dove possono crescere le perle sono più vasti e profondi della fossa delle Marianne.
Prima perla. L’estate scorsa mi diceva N., un’amica tetraplegica da 13 anni, quanto la preoccupava il dilagare della tecnologia “tocca schermo”: lei può comandare il computer con il joystick della sedia a rotelle (le rimane abbastanza movimento nell’avambraccio per questo) e con il riconoscimento vocale Dragon Naturally Speaking. Quindi legge i giornali sul computer, ma i libri no, sono troppo lunghi per questo. E le piacerebbe tanto poter leggere libri su un tablet – però i tablet non funzionano con queste tecnologie ausiliarie.
Quindi prima ha scritto a quelli di Amazon, chiedendo loro di rendere il lettore di libri Kindle usabile da persone come lei. Le hanno – cortesemente – risposto picche. Mi ha inoltrato la risposta, molto amareggiata.
A quel punto mi sono ricordata un messaggio sulla mailing list accessible tramite la quale gli utenti con disabilità possono sottoporre a Google problemi di accessibilità dei prodotti Google, e gli sviluppatori proporre nuove soluzioni.
In effetti quel messaggio riguardava Tecla Access, una soluzione proprio fatta per consentire alle persone con disabilità motorie di usare aggeggi tattili Android (adesso, anche Apple): una scatoletta (“shield”) che trasmette i comandi dati con joystick e altri simili, e un’app che produce un’interfaccia semplificata. Però non ci sono rappresentanti di Tecla nel paese di N, allora ho scritto allo sviluppatore autore del post, che mi ha subito risposto che la scatoletta si può ordinare tramite internet, e che loro sono pronti a guidare specialisti locali di tecnologie ausiliarie tramite skype nella sua installazione.
Seconda perla: dal 2009, l’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite (United Nations Alliance of Civilizations – UNAoC) e l’Oranizzazione internazionale per la migrazione (International Organization for Migration – IOM) organizzano un festival-concorso di video fatti da giovani sui temi della migrazione e della diversità, Plural+. Vedi anche il loro il loro canale YouTube . Niente melensaggini istituzionali, ma esperienze vere, presentate con vivacità.
E ci sono notevoli contributi di ragazzi italiani: vedi I traslochi di Rosa Dao, un’animazione ideata da bambini di una scuola dell’infanzia di Torino sul tema dell’adozione internazionale, All Changes, di una classe di un liceo milanese, sulla disuguaglianza economica, e il provocatorio – nel senso positivo – Prejudice Is A Double Edged Sword (“Chi di pregiudizio ferisce di pregiudizio perisce”) di ragazze di una 5a liceo.
E ci sono tante altre perle. Ma “perla” forse non è l’immagine giusta, perché suggerisce qualcosa di prodotto in modo chiuso, a se stante, mentre la tecnologia consente invece la collaborazione e la disseminazione tra minoranze. Il riconoscimento vocale (voce->testo) serve ai disabili motori e alla comunicazione con i sordi, e viceversa la sintesi vocale (testo->voce) consente ai ciechi di accedere all’informazione scritta, ma messe insieme, consentono già in gran parte di superare l’illetrismo in molte lingue: se non sai leggere con gli occhi, lo puoi fare con le orecchie, se non sai scrivere, puoi dettare al tablet o al telefonino, ed esso scrive – anche con software gratuiti, che ti consentono anche di migliorare i risultati in collaborazione con altri.
In quegli “Interstizi” sono in tanti a lavorarci bene, anche a lottare per migliorare la vita in generale.
“Poi penso che gli interstizi generati dalle separazioni raramente sono vuoti, e spesso è proprio lì che si nascondono le perle, più che altrove, anche perché quasi nessuno ci guarda. Sovente è lì che può germogliare il futuro.”…è la riflessione più rassicurante che leggo da un po’ di tempo a questa parte,professore.:) Grazie!