Come seguire le fonti in internet II

Simbolo feed
Simbolo feed

Nel post precedente vi ho chiesto di usare un aggregatore – RSSOwl o un’altra applicazione, Google Reader o un altro servizio web – per seguire facilmente gli aggiornamenti su questo blog, siano essi nuovi post o commenti fatti da chicchessia.

In questo post vi mostro invece come un aggregatore possa essere utilizzato per seguire fonti di ogni tipo, con particolare riferimento alla stampa quotidiana. Successivamente potremo scoprire altri impieghi, magari ne scoprirete alcuni voi.

Le immagini che trovate in questo post si riferiscono a edizioni dei giornali dell’anno scorso, le grafiche dei quali possono essere cambiate. Questo non inficia il senso del discorso e i riferimenti ai feed nelle varie fonti li potete trovare voi stessi.

La selezione e l’ordine di apparizione di alcune testate giornalistiche nel post non hanno necessariamente a che vedere con le mie opinioni, le ho scelte quali esempi rappresentativi.

Supponiamo che io sia un tranquillo cinquantenne che si compra tutte le mattine il suo giornale. Un bel giorno qualcuno mi dice che quel medesimo giornale si trova anche su Internet, la cosa mi incuriosisce e vado a vedere. Potrebbe per esempio essere questo

libero

Scopro che ci sono molte notizie ma non tutto quello che si trova nella versione cartacea, a meno che non faccia l’abbonamento, seguendo per esempio uno dei link che ho evidenziato. La novità interessante è che si può fare sia l’abbonamento alla versione cartacea che ad una versione elettronica, sfogliabile sullo schermo o scaricabile in formato pdf. Provate a seguire i link per vedere di che si tratta, potete anche farvi un’idea delle differenze di costo.

More about Illusioni perduteLa cosa mi interessa ma, si sa, è un po’ un problema in tutto il mondo, i giornali hanno un padrone e non è sempre facile leggere dentro alle notizie, se n’era già accorto Balzac all’inizio dell’800, forse ora dalle nostre parti è ancora peggio …

E allora che faccio? Vado a vedere anche un giornale per così dire di segno opposto, per esempio questo:

repubblica

Ecco, qui posso vedere le stesse notizie “dall’altro lato” e se voglio posso fare l’abbonamento alla versione elettronica anche qui.

Certo, queste versioni web dei giornali sono stipate di titoli, immagini, notizie, annunci, pubblicità, link e di tutto e di più, condensato con una densità pazzesca. Faccio fatica a trovare quello che mi interessa, magari desidero essere informato solo su alcuni temi ma ogni giornale li comprime nello spazio disponibile a modo suo. Diventa faticoso e irritante …

Qualcuno, magari un figlio impietosito vedendomi annaspare in questo mare di informazioni, mi informa che esistono i feed RSS e mi mostra come funzionano.

Mi spiega anche che i siti più ricchi, come quelli dei quotidiani, offrono feed distinti per categorie di notizie distinte. Come per esempio si può vedere in fondo alla pagina principale di Libero:

feeds libero

Talvolta le categorie sono ulteriormente suddivise, si tratta di andarle a cercare e non è sempre immediato. Per esempio in Repubblica, bisogna entrare nelle singole sezioni. Supponiamo che ci interessi il feed delle notizie di scienze: repubblica scienzefeed repubbl scienzeEbbene, se seguiamo questo link, nell’angolino in fondo a destra (!) troviamo il feed che ci serve.

La cosa si è fatta interessante e mi vien voglia di aggiungere altri giornali. Mi rendo conto che tutte le testate del mondo, anche le più famose, si stanno sforzando di recuperare online ciò che stanno perdendo inesorabilmente con le tradizionali versioni cartacee.

Trovo che Don Tapscott, il famoso autore (insieme a Anthony D. Williams) del best seller Wikinomics, in un recente e molto discusso articolo, Colleges Should Learn From Universities’ decline, dà per scontato che l’era dei giornali stia volgendo al termine. Cita vari casi di importanti giornali statunitensi che sono già scomparsi e racconta come per esempio il New York Times abbia svariati milioni di lettori ma solo una minoranza di questi acquista la copia cartacea ed i suoi profitti vengono principalmente dalla pubblicità sulla versione stampata. Il problema cruciale di tutte le testate: quale nuovo modello di business? Forse le app sui tablet? vedremo…

newsp dead watchScopro addirittura che esiste un blog che funge da osservatorio della morìa di giornali e la cosa interessante è che il suo autore, Paul Gillin, non è un giovane entusiasta delle nuove tecnologie bensì un anziano signore che ha fatto il giornalista per 25 anni, i primi 17 dei quali su giornali convenzionali, e che dichiara di amare proprio nella tradizionale forma cartacea.

Paul Gillin sostiene che alla fine il 95% dei giornali americani convenzionali spariranno e che sulle ceneri di questo disastro economico risorgerà un nuovo tipo di giornalismo nel quale l’aggregazione da fonti plurime e i contenuti generati dai lettori medesimi giocherannno un ruolo primario.

In effetti, se da un lato le testate giornalistiche tradizionali annaspano, allo stesso tempo stanno emergendo numerose forme alternative, direi quasi ibride. Per un certo tempo le notizie che trovo su questo fenomeno sono tutte di origine straniera ma poi scopro che anche da noi sono comparse delle realtà interessanti.

Ne trovo alfine una che non viene dall’altra parte del mondo, anzi, è proprio locale, si potrebbe dire dietro l’angolo, e si chiama l’Altracittà: un laboratorio di giornalismo dal basso, libero e indipendente.

È un vero e proprio giornale perché viene anche stampato ma la cosa interessante è che chiunque può contribuire con un articolo.

altracitta

E questa è una cosa che mi piace perché c’è tanta, troppa distanza fra tutto ciò che è istituzione e quello che è la vita delle persone, con i loro reali e cogenti problemi.

Anche dal punto di vista tecnico la versione online di l’Altracittà è interessante perché sfrutta efficacemente le potenzialità del web. Per esempio è anche un blog, infatti gli articoli si possono commentare.

Questo per mettere in guardia coloro che, scolasticamente, riducono il mondo in categorie rigide, che presto si rivelano luoghi comuni e deboli, se non fallaci, descrizioni della realtà. Nei più la parola blog attiene all’idea di diario intimistico o a scritti di autori sconosciuti e quindi poco affidabili. Questa è una visione miope, meglio sarebbe ignorare del tutto il fenomeno.

Il blog oggi è una forma di comunicazione declinata in innumerevoli varianti, molte delle quali sono prettamente professionali. Un esempio è la succitata testata Altracittà, un altro esempio di grande successo è il Fatto Quotidiano, un giornale sia cartaceo che online che nei blog di tanti autori professionisti dell’informazione, e non solo, trova l’ingrediente principale. Un sempre maggior numero di grandi giornalisti vicaria la propria produzione giornalistica con un blog. Per esempio, in un post intitolato I signori della scarsità, ho tradotto un articolo che George Monbiot, giornalista del Guardian, aveva pubblicato sulla sua testata ma anche nel proprio blog. Uno dei valori aggiunti della versione sul blog sta nel fatto che questa è arricchita da un’accurata descrizione delle fonti. Un fatto molto importante questo.

Vedete? Laddove il blog viene comunemente associato all’idea di inaffidabilità delle fonti si rivela invece uno strumento che contribuisce proprio alla credibilità dei testi.

Invito a leggere il testo di Monbiot, nel post che vi ho indicato, perché concerne un aspetto cruciale della letteratura accreditata di tipo scientifico. Un’anticipazione di ciò che discuteremo a proposito della letteratura scientifica.

Orbene, qui vi ho accompagnato in un giro che è influenzato dalle mie preferenze e dalla mia sensibilità. Naturalmente, ciò che piace a me non è detto che piaccia ad altri. Il giro è servito a descrivere concretamente come una persona oggi possa confezionarsi una propria composizione delle fonti di informazione se non addirittura concorrere alla produzione della medesima.

30 pensieri riguardo “Come seguire le fonti in internet II”

  1. Credo che questo sia il futuro del giornalismo. Un giornalismo che solo così potrà essere realmente libero da ogni tipo di costrizione, un giornalismo in cui finalmente potremo trovare notizie corrispondenti sempre più alla realtà. E questo proprio grazie alla nuova forma del blog. Quando più persone si confrontano su uno stesso argomento, e condividono a tal riguardo il proprio bagaglio culturale, allora la notizia diventa indubbiamente più completa. E spesso anche più chiara per chi magari di quel dato argomento non ha molto conoscenze. L’utilizzo di pagine web delle maggiori testa giornalistiche inoltre unisce a questo un altro grande vantaggio: la possibilità di avere una traccia su cui incanalare la discussione, indicata da grandi giornalisti. In conclusione sono d’accordo con Paul Gillin… Tentare di difendere a tutti i costi la carta stampata sarebbe inutile, inefficiente, non certamente economico!

  2. Credo che questo sia il futuro del giornalismo. Un giornalismo che solo così potrà essere realmente libero da ogni tipo di costrizione, un giornalismo in cui finalmente potremo trovare notizie corrispondenti sempre più alla realtà. E questo proprio grazie alla nuova forma del blog. Quando più persone si confrontano su uno stesso argomento, e condividono a tal riguardo il proprio bagaglio culturale, allora la notizia diventa indubbiamente più completa. E spesso anche più chiara per chi magari di quel dato argomento non ha molto conoscenze. L’utilizzo di pagine web delle maggiori testa giornalistiche inoltre unisce a questo un altro grande vantaggio: la possibilità di avere una traccia su cui incanalare la discussione, indicata da grandi giornalisti. In conclusione sono d’accordo con Paul Gillin… Tentare di difendere a tutti i costi la carta stampata sarebbe inutile, inefficiente, non certamente economico!

  3. @giulio.d
    Probabilmente sì. Ho citato l’articolo perché i modi nuovi e diversi sono sempre interessanti, ma non sempre necessariamente buoni e certamente non in tutti i contesti.

  4. Leggo nell’articolo linkato al commento 24:

    “I giornali potrebbero insegnare ai dirigenti aziendali i modi migliori per contattarli, per parlare con loro. E mostrare come funziona la produzione giornalistica, come lavora una redazione, qual è il ciclo produttivo, ecc.
    […] Una formazione giornalistica fatta da aziende editoriali potenzierebbe le capacità di comunicazione, producendo grande trasparenza e focalizzando l’ attenzione sul mondo dell’ economia.”

    Un’iniziativa come quella del Guardian, per quanto interessante e originale, non rischia di diventare terreno fertile per l’azienda più che per il cittadino? Sarò pessimista, ma temo che un’azienda che acquisisce “capacita di descrivere”, di “raccontare” non migliori necessariamente in trasparenza.
    Di sicuro aiuta nel racconto dei fallimenti (vedi crisi finanziaria), ma quando le cose vanno bene non rischia di divenire un ulteriore spazio destinato all’elogio della “macchina” frenetica dell’economia?

  5. L’altracittà è una realtà davvero interessante… l’unica domanda è se alla fine le notizie non rischino di diventare troppo personali, nel senso… c’è qualcuno che controlla queste notizie oppure vengono pubblicate tutte quelle proposte??
    Ripeto che comunque per me rimane una realtà molto interessante perchè c’è davvero “troppa distanza tra istituzione vita delle persone” come c’è scritto sopra!!

  6. Se proprio non ne avete più di studiare anatomia, vi consiglio questa puntata di Report di ormai quasi un anno fa che ho ritrovato su Youtube…
    Per fortuna Internet consente anche di riproporre le poche cose buone che la televisione sa ancora offrire (rigorosamente a orari improponibili, in prima serata panem et circenses).
    Penso che il video-documentario sia utile a ricordare che, per chi ha creato una certa “declinazione” (quella prevalente) del Web 2.0, i “numeri” del video linkato da Costanza sono prima di tutto “ciccia fresca” per chiunque voglia attingere informazioni sugli utenti di Internet.
    E in effetti è abbastanza impressionante il numero di informazioni che disseminiamo ogni volta che ci connettiamo.

  7. Finalmente sono riuscita a ritrovare la pagina grazie a giulio.d .
    Evidentemente il mio computer non riesce a caricare bene(è un pò vetusto).
    Cmq,riprendendo il discorso di internet e di come si diffonde con grande facilità e velocità: mi sembra strano ed incredibile che sulla base delle attuali statistiche sia possibile progredire in così breve tempo.Credevo che accadesse esattamente il contrario.Ma non ne sono ancora convinta.
    Però ,come può vedere Professore,alla fine qualcuno rimane in dietro:appunto proprio noi italiani!
    Tuttavia ho trovato un video che da qualche cifra su quanti sono gli italiani che usufruiscono delle nuove tecnologie e che ,soprattutto,utilizzano i social network.
    Non so quanto possa essere attendibile,ma intanto posto il link Gli italiani,internet ed i Social Media

  8. Correggo quanto scritto prima!! non tutti gli articoli mi risultano visibili!! infatti cliccando full content solo alcuni come detto prima hanno lunghezza da articolo altri rimangono della lunghezza di 2 o 3 righe con dei puntini finali!! e non mi riesce capire il perchè!!

  9. L’idea che mi sto facendo per i feed riguardanti i quotidiani è che siano molto poco “utili”… danno accesso solo alle prime 2-3 righe negli articoli di repubblica e spesso in quello del corriere della sera non arrivano a coprire il rigo di lunghezza!!! purtroppo c’è da tenere di conto che nel mondo dell’economia dove una ditta ha un certo capitale sociale da difendere e incrementare non può far leggere tutto l’articolo o darvi libero accesso perchè sennò chiuderebbero tutti!! Quindi almeno per questo punto di vista almeno che non si disponga di un abbonamento questo strumento è piuttosto limitante cosa che non accade invece per molti altri siti a libero contenuto dove non è richiesta un’iscrizione per accedere a dei contenuti extra!!
    comunque è uno strumento che non avevo mai usato quello dei feed ma che si sta rivelando molto utile!!

  10. Professore volevo farle una domanda se è possibile..
    Sto cercando di utilizzare rssowl ed ero cuiroso se era possibile inserire dei feed dal sito della gazzetta dello sport..Però non li ho trovati oppure non ci sono..Mi potrebbe dare una mano?..(scusate se passo da argomenti nobili ad argomenti popolari..XD)
    Grazie mille

  11. No problem, ho corretto.

    Sì, ma i siti seri offrono sempre i feed, è uno standard. C’è da dire che la rassegna stampa del MIUR è un servizio particolare, che consente di accedere ad un database delle prime pagine, che appaiono tutti i giorni. Tutto sommato i feed possono essere superflui in una cosa del genere, forse.

  12. @Andreas

    Scusi l’anonimato del commento 10, roba mia scritta da un altra postazione…

    Ma quindi, riprendendo la domanda di Olimpia, se un feed non è prodotto dal sito medesimo si è costretti alla consultazione “tradizionale”?

  13. @Olimpia

    grazie, interessante la fonte che suggerisci. Io non la conoscevo.

    Piccolo consiglio – utilizzo spesso commenti volanti per dare in modo estemporaneo dei suggerimenti:

    quando citate una fonte disponibile nel cyberspazio, date anche l’indirizzo URL (Uniform Resource Locator), ovvero in questo caso

    http://rstampa.pubblica.istruzione.it/rassegna/rassegna.asp

    Vero è che ci è voluto un attimo per mettere nel motore di ricerca la stringa di testo “miur rassegna stampa” e trovare il risultato al primo colpo, ma è in generale corretto venire incontro ai vostri lettori.

    Se volete, molto spesso, come per esempio in questi box per scrivere commenti, potete confezionare voi stessi un vero e proprio link, con pochi brandelli di codice. Per esempio così:

    < a href=”http://rstampa.pubblica.istruzione.it/rassegna/rassegna.asp” > miur rassegna stampa < /a >

    che dà il seguente risultato:

    miur rassegna stampa

    È interessante anche la domanda che fai: aggiungere tale pagina a RSSOwl – ovvero, aggiungerne il feed.

    Perché è proprio questo il punto: in un aggregatore si mettono i feed dei siti, non i loro indirizzi. Ma cos’è un feed poi?

    Un feed è un frammento di codice (frammento di testo scritto con una certa precisa grammatica e sintassi) che descrive un certo contenuto reso disponibile in un sito.

    In questo vecchio post – scritto per un altro corso precedente – subito dopo la frase

    Ebbene, ho estratto l’ultimo feed dei post del mio blog e l’ho ripulito di tutte le informazioni inutili per una comprensione immediata del frammento di codice:

    trovate il codice di un feed, relativo ad un altro mio post più vecchio ancora.

    Ecco, il feed di un nuovo contenuto che appare in un sito, è il sito medesimo che lo deve produrre, contestualmente. Non è detto che questa operazione venga fatta da tutti i siti. Di solito è dal classico simbolino dei feed, o da scritte tipo “tutti i feed” o roba simile che si capisce se i feed ci sono oppure no.

    Morale: mi pare che in miur rassegna stampa non ci siano.

  14. @giulio.d

    il senso critico è lo strumento principe per inseguire la Verità, che non esiste ma può essere inseguita, anzi deve. E certo, figurati se internet non è piena di simulatori di senso critico, per il semplice fatto che è esatto duale del mondo, ovvero un’altra faccia del medesimo mondo, il mondo emergente dalla collettività delle menti, la noosfera se vuoi. Non è che codesti simulatori di senso critico siano poi necessariamente strumenti proditoriamente forgiati da furbacchioni, o stakeholer di vario genere. Simulatore di senso critico diviene tutto ciò che può trasformarsi in attrattore a causa dell’assenza di senso critico, che va coltivato faticosamente e pervicacemente, senza mai adagiarsi sugli allori, va inseguito come la Verità medesima. Perfino un nobile Maestro può divenire simulatore di senso critico, se i suoi discepoli non si ricordano di avere il dovere di crescere più di lui. E se il Maestro è veramente tale, allora farà di tutto per scomparire dall’orizzonte dei propri discepoli, proprio per questo motivo. E se per caso non lo facesse, allora sarebbe un falso maestro, ma uno dei tanti profittatori della situazione. Figurati per tutto il resto. Naturalmente, internet che alla fin fine non è altro che il luogo dove le relazioni umane divengono instantanee, potenzia in massimo grado questi meccanismi, che sono comunque gli usuali complessi affascinanti meccanismi delle cose umane.

  15. Io trovo molto interessanti le Rassegne stampa☺ Ad esempio dopo le 10,30 il MIUR pubblica una rassegna di tutte le testate, dividendole per argomenti, così molto rapidamente io posso aprire le Prime Pagine, o la Pagina Culturale, o quella dell’Università…. Mi piacerebbe aggiungerla a RSSowl: è possibile?

  16. @Andreas

    Sono perfettamente d’accordo sul fatto che l’unica bussola debba essere la propria testa, e anche quanto emerge nel post linkato suggerisce quest’idea. Nelle ultime righe si affaccia però l’idea che la strada sia ben lunga:

    “La verità è quindi delicatissima e laddove il grande pubblico, anche degli operatori del settore, tenta di accedervi, questa è diluita, contaminata, talvolta irrimediabilmente inquinata. Eppure si va avanti, sì, senza dubbio, ma in maniera molto molto complicata, con sprechi enormi, con un procedere che è molto più un faticosissimo e tortuoso arrancare.
    E in tutto questo discorso, per ora, di internet non s’è visto nemmeno l’ombra.”

    Visto che si parla anche di letteratura scientifica, consiglio “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” di Thomas Khun in merito al concetto di verità scientifica…
    Ma per tornare all’argomento più “terreno” l’unica possibilità sembra di rinunciare alla “Verità” per le tante verità che ci sono proposte come tali e che sta a noi interpretare. Alla fine del giro fa piacere capire che non si può prescindere dalla responsabilità individuale e dal senso critico… Nella precedente domanda mi chiedevo con un po’ di perplessità se il Web non avesse già sguinzagliato dei “simulatori” di senso critico a cui delegare le nostre scelte.

  17. Con le tecnologie ora in circolazione, un certo “allontanamento” dalla carta è fisiologico. Però il digitale porta con sé, oltre alla comodità, anche una velocità abbastanza vertiginosa: un’informazione così fluida ha il vantaggio di essere molto più capillare, ma il rischio di far proliferare una “Babele” è grande…
    Quali strumenti di orientamento si hanno per gestire una situazione così ricca di sfaccettature? Certo, poterla apprezzare nella sua interezza sarebbe l’ideale, ma il tempo che mediamente dedichiamo ad informarci è sufficiente a inquadrare solo una porzione minima della realtà. Un concetto come quello di peer reviewing si applica male all’informazione “quotidiana”, e seguire via feed un numero già consistente di contenuti rischia di precludere altre prospettive. Quale può essere allora una “bussola” per questa nuova tipologia di informazione?

  18. Trovo molto interessante e accattivante la possibilità che viene data a ognuno di noi di poter contribuire con un articolo a un giornale, anche perchè come è già stato detto spesso ci sentiamo distanti dalle notizie che sentiamo al Tg o leggiamo sui giornali. E meglio ancora di poter commentare gli articoli grazie al blog. Penso che a tutti noi è capitato almeno una volta di trovarci a parlare con il giornale o a inveire contro l’ignara giornalista alla televisione perchè volevamo farci sentire e dire la nostra. Adesso possiamo farlo. Non vorrei sembrare troppo banale, però l’interazione è alla base della democrazia. Poter confrontarci con altre persone su argomenti che ci riguardano da vicino o semplicemente ci interessano è importante. E adesso possiamo farlo con tutti i cyber-lettori, non solo con gli amici al bar.
    Nonostante tutto però devo ammettere che pur essendo “pro-tecnologia” un po’ nostalgica nei confronti del cartaceo lo sono. Ormai con un E-Book puoi portarti una biblioteca in tasca.. ma sfogliare le pagine di un libro “vero” è tutta un’altra cosa.

  19. No Fabrizio, non ne sono a conoscenza ma mi potrebbe sfuggire qualcosa. È comunque abbastanza naturale che queste forme partecipative proliferino più facilmente in rete perché la natura dei collegamenti virtuali le facilita molto: la base potenziale si va allargando sempre più e il cyber-lettore è sicuramente più propenso all’idea di un non-cyber-lettore.

    No, non ho mai pensato a riprodurre gli scritti in una forma cartacea, a parte qualche strascico di produzione accademica classica, nella quale non ho peraltro più molto interesse.

    E non ho nemmeno dato corso a qualche offerta o proposta di produzione libraria, proprio perché la “forma blog” è quella più idonea e proficua per il lavoro che sto cercando di fare in questi anni. Non proficua in senso economico e nemmeno accademico – che non me ne viene assolutamente niente – bensì proficua per il mio apprendimento, la mia ricerca, il servizio che offro agli studenti, e la possibilità di conoscere individui e comunità di grande valore, in Italia e all’estero. Queste ultime sono amicizie emerse in rete che spesso si sono risolte in amicizie vere, consolidate con divertenti incontri in qualche bar in giro per il mondo. Altre volte si sono risolte nella partecipazione a comunità estremamente vive e interessanti, come potrebbe essere il caso della Scuola Che Funziona, che dà vita a numerose iniziative interessanti, come potrebbe essere il Manifesto degli Insegnanti, alla cui tumultuosa gestazione ho avuto la fortuna di partecipare insieme ad un nutrito e vivacissimo manipolo di insegnanti spanti un po’ in tutt’Italia.

    La “forma blog” è quella che mi consente di creare valore in un maniera che non avrei immaginato possibile nella mia precedente vita professionale, e devo dire che questo valore tende ad esprimersi in basso, mentre molto raramente proviene dall’alto. Valore che in questa misura può emergere solo nel cyberspazio. Per questo è cruciale imparare ad abitarlo.

  20. @ costy

    “Ci sono dei fatti che capitano nella mia città che non mi sembrano meno importanti di tutti quelli che vengono narrati. Mi è confortante sapere di poter farsi sentire.”
    Sono d’accordo con te! Una buona iniziativa potrebbe essere quella di mettere su un giornale online a livello regionale così improntato, nel quale creare addirittura una sezione per ogni provincia. Trovo che sarebbe un’idea stimolante sia per il lettore che ha voglia di rimanere aggiornato sui fatti che lo circondano in maniera innovativa, sia per chi ha sempre avuto la passione per il giornalismo ma non l’ha mai potuta far diventare un hobby e ha voglia di mantenere informate le persone con cui “condivide” ogni giorno la propria città/regione.

    @ Andreas
    Solo per curiosità, sa per caso se esiste qualche giornale in forma cartacea improntato su questo modello, come detto su, “più plurale”?
    Inoltre, da questo blog emerge che lei ha vari interessi, ha mai pensato di farli convergere in qualche articolo di giornale di questo tipo (sempre se non l’ha già fatto ovviamente)?

  21. 😀 non avevo avuto questa impressione 😀

    Per quanto riguarda l’accessibilità a internet, il mondo corre veloce. Purtroppo in Italia riceviamo un’impressione falsata perché la nostra società è molto statica: siamo il fanalino di coda fra i paesi occidentali per quanto riguarda l’impatto della Information Techonology sulla vita delle persone. Non solo, considera che in Africa vivono 1 miliardo di persone e ci sono 500 milioni di cellulari (a metà 2011). Il 50% degli africani naviga in Internet, e il big business della navigazione internet è già sui dispositivi mobile … Considera che i passaggi che nell’800 avvenivano in 50 anni ora avvengono in 5, o anche meno …

  22. Effettivamente ,dopo aver aperto la pagina di tale giornale, ho compreso come non si possa scrivere e pubblicare esattamente tutto.Non volevo assolutamente dare l’impressione di libertà ed anarchia XD; sinceramente, alla fine ,credo che sia comprensibile una scelta degli articoli.
    Certamente non vado a scrivere un articolo per far pubblicità alla mia azienda ,ma se ce l’ha possbilità di mettere in luce ciò che accade anche in un piccolo quartiere di periferia ben venga!!!
    Forse in un futuro la cittadinanza digitale sarà più estesa di quella che conosciamo adesso.
    La domanda è:ma per quelli che non hanno i mezzi per accedere ad internet?
    La difficoltà sta proprio in questa barriera culturale(come ha detto pure lei).
    D’altronde, nell’ 800, accadeva lo stesso :quelli che sapevano leggere erano pochi.
    Bisogna capire quanto si è fiduciosi nel progresso secondo me .Se progresso è!

  23. Questi giornali hanno una redazione che vaglia le proposte: chiunque può inviare un articolo ma questo poi viene pubblicato se il tema è attinente alla missione del giornale. Quindi non si tratta di anarchia ma di modelli in un certo senso più plurali, cioè in grado di raccogliere più istanze e di essere più vicino agli interessi dei lettori. Se per esempio tu invii un bell’articolo su una questione attinente alla vita del territorio ad un giornale come Altracittà, è probabile che questi lo pubblichino, se nessun’altro ci aveva pensato prima. Se invece mandi un articolo di pubblicità per la tua fabbrica di scarpe allora non penso che te lo pubblichino. Un’opzione che con le testate tradizionali questo era impossibile. Sono fenomeni che vanno nella direzione di una maggiore partecipazione della cittadinanza alla vita pubblica, che naturalmente può avere luogo solo se questa è adeguatamente attrezzata dal punto di vista culturale, sia in senso generale che in un senso più specifico che si sostanzi in quella che chiamiamo cittadinanza digitale.

  24. Mi piace questa nuova versione del giornalismo.A volte mi chiedo: sulla base di quale criterio vengono scelte le news da pubblicare sui giornali o mandare direttamente io onda al TG?
    Ci sono dei fatti che capita nella mia città che non mi sembrano meno importanti di tutti quelli che vengono narrati.Mi è confortante sapere di poter farsi sentire.
    Diffonderò la notizia anche agli altri di FB.

    P.s Ma è possibile che tutto questo possa cambiare il concetto di privacy?
    Su questi ” giornali” è permesso scrivere qulsiasi fatto quotidiano o c’è comunque un vaglio delle notizie?

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